di Diego
Vanni
Leggendo
certe cose spesso mi capita di dire a me stesso: «Come siamo ridotti!». Si
passa da un estremo all’altro; da chi non riconosce l’autorità del Papa a chi
ne fa un idolo, al pari di quelli – non positivi – di cui parla la Sacra
Scrittura. Mi imbatto, infatti, su Facebook, con l’account del Circolo Ragionar
Cattolico in un tizio che posta, come si dice, delle foto di lui con Papa
Francesco mentre si scambiano un bacio. Ovviamente la cosa è avvenuta in
maniera così spontanea, così naturale, così assolutamente non artificiosa che,
guarda caso, un fotografo si trovava proprio lì, proprio in quel preciso
istante, ad immortalare la scena. Sempre per caso, ovviamente, quel fotografo
ha spedito le foto in oggetto al tizio che poi le ha pubblicate su Facebook.
Chi pensasse che il fotografo è stato assoldato a tale scopo, fa solamente
congetture. Tutto un caso. I suoi commenti a queste foto, poi, hanno veramente
del grottesco, quasi da non credere. Scrive, infatti, il nostro, che è stato
lui a chiedere al Pontefice un bacio, a chiedergli se poteva concedere un bacio
ad un povero peccatore, per poi dedurne (egli stesso) che Papa Francesco è un
Santo, una vera benedizione del Cielo e non ricordo quant’altro. Così, commento
spiegandogli che «è la Chiesa che fa i Santi, non lui, (e per qualcosa di più
di un bacio)». Lui rimuove il commento. Io commento nuovamente: «Perché rimuove
i commenti?!». Lui rimuove anche questo commento e, dopo, anche il Circolo
Ragionar Cattolico dai suoi amici. A questo punto, alcune riflessioni si
impongono.
Esteriorità e
banalità
Il
gusto dell’esteriorità! Il problema non è infatti che il Papa baci un povero
peccatore. Il problema è che quel povero peccatore assoldi un fotografo per
immortalare la scena, per poi postare le foto su Facebook alla stregua di un
fan di Lady Gaga, con commenti assurdi. Il problema è anche, sempre a mio
giudizio, l’ostentare oltremisura l’essere peccatore. Anche qui… da un eccesso
all’altro. Si va dalla veglia di preghiera – mi fu riferito da fonte certa –
nella quale si canta, quasi fossimo allo stadio (ma tant’è; questo è il tenore
di certi momenti di preghiera dell’era
moderna), «chi non salta peccatore è», con tutti che rigorosamente saltano
(dimostrando di non aver capito niente del cattolicesimo) a questa ostentazione
dell’essere peccatore che, paradossalmente, può portare, per una strana
eterogenesi di fini dell’interiorità, paradossalmente, al cantare «chi non
salta peccatore è» o, quantomeno, se non a far questo, ad essere influenzati
dalla logica che vi sta dietro.
Presunzione,
ottusità, irragionevolezza e supponenza
Ma…
voglio essere più buono; il problema (forse) non è nemmeno l’assoldare un
fotografo per immortalare la scena, per poi postare le foto su Facebook. Il
problema sta nel sostenere che siccome il Papa ha fatto questo allora è un
Santo, una grande benedizione del Cielo. Il problema sta nella presunzione del
sapere io chi è un Santo; nel fare io i Santi (anziché la Chiesa);
nell’indicare in un banalissimo bacio – che, ripeto, il Papa ha fatto bene a
concedere – la ragione del «Santo subito», per usare un’espressione divenuta
popolare. Questa è irragionevolezza e supponenza! Per non parlare, poi, dell’ottusità
e della presunzione manifestate nel rimuovere i commenti e, addirittura, nel
rimuovere dagli amici.
Ebbene,
questo non è ragionar cattolico,
questo è sragionar bello e buono. Condito peraltro, come spesso accade, da una
buona dose di presunzione e supponenza. «Se ho parlato male, dimostra il male che ho detto; ma se ho parlato
bene, perché mi percuoti?» (Gv 18, 23)
Da La voce cattolica (Mensile del Circolo Ragionar cattolico) edizione n° 29 di giugno 2013 - riproduzione riservata (richiedere autorizzazione a segretario@ragionarcattolico.it)