lunedì 10 giugno 2013

ESTERIORITÁ, PRESUNZIONE, BANALITÁ, OTTUSITÁ, IRRAGIONEVOLEZZA E SUPPONENZA

di Diego Vanni

Leggendo certe cose spesso mi capita di dire a me stesso: «Come siamo ridotti!». Si passa da un estremo all’altro; da chi non riconosce l’autorità del Papa a chi ne fa un idolo, al pari di quelli – non positivi – di cui parla la Sacra Scrittura. Mi imbatto, infatti, su Facebook, con l’account del Circolo Ragionar Cattolico in un tizio che posta, come si dice, delle foto di lui con Papa Francesco mentre si scambiano un bacio. Ovviamente la cosa è avvenuta in maniera così spontanea, così naturale, così assolutamente non artificiosa che, guarda caso, un fotografo si trovava proprio lì, proprio in quel preciso istante, ad immortalare la scena. Sempre per caso, ovviamente, quel fotografo ha spedito le foto in oggetto al tizio che poi le ha pubblicate su Facebook. Chi pensasse che il fotografo è stato assoldato a tale scopo, fa solamente congetture. Tutto un caso. I suoi commenti a queste foto, poi, hanno veramente del grottesco, quasi da non credere. Scrive, infatti, il nostro, che è stato lui a chiedere al Pontefice un bacio, a chiedergli se poteva concedere un bacio ad un povero peccatore, per poi dedurne (egli stesso) che Papa Francesco è un Santo, una vera benedizione del Cielo e non ricordo quant’altro. Così, commento spiegandogli che «è la Chiesa che fa i Santi, non lui, (e per qualcosa di più di un bacio)». Lui rimuove il commento. Io commento nuovamente: «Perché rimuove i commenti?!». Lui rimuove anche questo commento e, dopo, anche il Circolo Ragionar Cattolico dai suoi amici. A questo punto, alcune riflessioni si impongono.

Esteriorità e banalità
Il gusto dell’esteriorità! Il problema non è infatti che il Papa baci un povero peccatore. Il problema è che quel povero peccatore assoldi un fotografo per immortalare la scena, per poi postare le foto su Facebook alla stregua di un fan di Lady Gaga, con commenti assurdi. Il problema è anche, sempre a mio giudizio, l’ostentare oltremisura l’essere peccatore. Anche qui… da un eccesso all’altro. Si va dalla veglia di preghiera – mi fu riferito da fonte certa – nella quale si canta, quasi fossimo allo stadio (ma tant’è; questo è il tenore di certi momenti di preghiera dell’era moderna), «chi non salta peccatore è», con tutti che rigorosamente saltano (dimostrando di non aver capito niente del cattolicesimo) a questa ostentazione dell’essere peccatore che, paradossalmente, può portare, per una strana eterogenesi di fini dell’interiorità, paradossalmente, al cantare «chi non salta peccatore è» o, quantomeno, se non a far questo, ad essere influenzati dalla logica che vi sta dietro.

Presunzione, ottusità, irragionevolezza e supponenza
Ma… voglio essere più buono; il problema (forse) non è nemmeno l’assoldare un fotografo per immortalare la scena, per poi postare le foto su Facebook. Il problema sta nel sostenere che siccome il Papa ha fatto questo allora è un Santo, una grande benedizione del Cielo. Il problema sta nella presunzione del sapere io chi è un Santo; nel fare io i Santi (anziché la Chiesa); nell’indicare in un banalissimo bacio – che, ripeto, il Papa ha fatto bene a concedere – la ragione del «Santo subito», per usare un’espressione divenuta popolare. Questa è irragionevolezza e supponenza! Per non parlare, poi, dell’ottusità e della presunzione manifestate nel rimuovere i commenti e, addirittura, nel rimuovere dagli amici.


Ebbene, questo non è ragionar cattolico, questo è sragionar bello e buono. Condito peraltro, come spesso accade, da una buona dose di presunzione e supponenza. «Se ho parlato male, dimostra il male che ho detto; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?» (Gv 18, 23)

Da La voce cattolica (Mensile del Circolo Ragionar cattolico) edizione n° 29 di giugno 2013 - riproduzione riservata  (richiedere autorizzazione a segretario@ragionarcattolico.it)

SE IL BATTESIMO DIVENTA UN PRODOTTO

 di Lorenzo Corradi

Vivendo da qualche mese nei pressi di Piombino, mi capita ogni tanto di girare  per la città e non molto tempo fa ho avuto modo di imbattermi nella visita alla  chiesa dell’Immacolata, edificio sorto nel 1899 e sede dei frati francescani su quello che precedentemente doveva essere molto probabilmente un colle. Merita  di essere veduta e tra le altre cose trovo molto intelligente un porta riviste  dove si possono trovare encicliche pontificie pure di molti anni fa, ma anche  opuscoli di vario tipo, tra cui quello su cui vado a soffermarmi per questo articolo. Argomento: il Battesimo. Si tratta di una mini brochure di otto  facciate, della collana “I foglietti di Credere” ed edita dalla San Paolo. Fino  a qui la scelta è sensata, perché è fin troppo giusto che chi vuole far  ricevere al proprio neonato il primo sacramento cristiano, debba sapere di che  cosa si tratta. Lo prendo, lo guardo frettolosamente e lo metto nella giacca;  nel frattempo finisco la visita alla chiesa e poi me ne esco riprendendolo in  mano. Non so perché, ma fin da quando l’ho preso ho avuto una sorta di sesto  senso, che cioè qualcosa nel testo del libretto mi sarebbe quadrato molto poco. Chi ha una solida preparazione cattolica, sa benissimo che il Battesimo  significa immergersi nella morte di Cristo, essere rigenerati come nuove  creature, ma pure vedersi cancellato il peccato originale, vale a dire lo  scellerato comportamento di Adamo ed Eva nell’Eden. Ora, questo opuscolo,  presenta solo il cinquanta per cento del significato succintamente ricordato  sopra. Premesso che è rivolto a genitori per invogliarli a farlo o per chi già  avesse deciso di farlo, il sacramento viene presentato in termini molto dolci:  «Con il Battesimo vostro figlio entra nella famiglia di Dio, appartiene a  Cristo cui viene affidato. È oggetto, fin dalla più tenera infanzia, dell’amore  del Padre. Questo sì che è essenziale!?». Altroché se lo è, così come è  importantissimo scrivere: «Far battezzare il proprio figlio significa anche  impegnarsi a trasmettergli il messaggio di Gesù: non è un ostacolo alla  libertà ed impegnarsi (i genitori) a dare al pargolo nel corso del tempo un’educazione cristiana». Ma, dicevamo, manca un bel pezzo di roba. Manca, ad  esempio, completamente il concetto di salvezza. Il catechismo della Chiesa  Cattolica parla chiaro al punto 1215: “Questo sacramento è anche chiamato il «lavacro  di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo» (Tt 3,5), poiché  significa e realizza quella nascita dall’acqua e dallo Spirito senza la quale  nessuno «può entrare nel regno di Dio» (Gv 3,5)”. L’opuscolo invece passa  oltre, quasi a non volere disturbare i genitori, o per lo meno non spaventarli,  che magari dal punto di vista mediatico potrebbe pure premiare, ma che presenta  minimo due aspetti deleteri: rende la Fede in generale ed il Battesimo in  particolare una sorta di prodotto di consumo ed inoltre la sminuisce  decapitandola di un suo caposaldo, quella della salvezza dell’anima e per di  più quella di un bambino di poche settimane o pochi mesi. Si dirà: il limbo non  è mai stato verità di Fede ed i piccoli morti senza Battesimo vengono affidati  alla Misericordia di Dio. D’accordo, ma per chi magari ha già l’età della  ragione?! Sì perché paradossalmente, benché indirizzato a neonati, persino un  adulto potrebbe essere attirato dal Battesimo, ma che idea se ne farà se viene  tenuto all’oscuro delle conseguenze che ha per l’anima il non riceverlo?  Possiamo dire tranquillamente che siamo di fronte ad una scelta di non volere  urtare la suscettibilità del pubblico di riferimento, che con la scusa di  volersi muovere in punta di piedi manda al macero duemila anni di insegnamenti.  Ha molto poco senso mettere una citazione di Giovanni Paolo II dove si menziona  la parola “peccato”, per poi ometterla in tutto il resto del testo e di  conseguenza massacrare il senso del Battesimo venduto, ribadisco, come un  prodotto da supermercato.


Da La voce cattolica (Mensile del Circolo Ragionar cattolico) edizione n° 29 di giugno 2013 - riproduzione riservata  (richiedere autorizzazione a segretario@ragionarcattolico.it)