martedì 25 dicembre 2012

IL MARITO CHE TRADISCE LA MOGLIE: UN ATTO CHE GRIDA VENDETTA AL COSPETTO DI DIO

di Diego Vanni

Ho scritto spesso delle malefatte dei preti; stavolta voglio scrivere di quelle dei laici. E voglio soffermarmi, in particolar modo, su quella raccapricciante fattispecie chiamata tradimento della moglie. Una fattispecie non certo rara, neanche fra i cattolici. Magari padri, per giunta! Uomini che hanno moglie e perfino figli! Uomini che rischiano di perdere tutto questo se si scopre quello che non si deve scoprire (il tradimento, appunto). Il tutto in nome di cosa? Di una ragazzata?! Fuori tempo massimo, per giunta, in numerosi casi! Ebbene, a questi mariti, se la voce della coscienza ancora non lo dice loro, lo dico io: fermatevi, mollate tutto! Perché se fate questo, se portate avanti questo abominio, non finirà bene; né qui, sulla Terra, né, men che mai, al cospetto di Dio, al cospetto del tremendo Giudice di fronte al Quale non avrete scusa! Recidete, tagliate di netto l’abominevole rapporto extraconiugale! La posta in gioco, infatti, è la vita eterna (e la vostra famiglia)! Chissà! Magari alcuni di questi mariti sono insospettabili! Magari hanno l’apparenza farisaica del defensor fidei; magari vanno alla Messa di Pio V; magari gridano al prossimo la verità (quella stessa che loro non vogliono sentirsi dire); magari denunciano le follie dei vescovi, gli abusi liturgici, le mille pazzie del postconcilio; magari pregano in latino e via dicendo! Tutte cose buone, per carità! Ben venga andare alla Messa di Pio V; ben venga gridare la verità sui tetti; denunciare le follie dei vescovi, gli abusi liturgici, le mille pazzie del postconcilio! Ben venga il latino; ottima cosa l’andare alla Messa di Pio V (inesauribile tesoro di grazia), ma… Non servirà l’apparenza farisaica del defensor fidei, non servirà (solo) l’andare alla Messa di Pio V, non servirà l’aver gridato al prossimo la verità, l’aver denunciato le follie dei vescovi – oggettivamente tali, ma per le quali risponderanno in prima persona (grazie al Cielo!) – gli abusi liturgici, le mille pazzie del postconcilio! Non servirà il latino, non serviranno le trine, non servirà il gregoriano, non servirà l’attivismo cattolico! O per voi, mariti infedeli, c’è un altro metro di giudizio?! Credete forse che riceverete un trattamento migliore di quello riservato ai vescovi di cui prima?! Beh! Forse un tantino migliore (o meno peggio) perché non siete un Successori degli Apostoli, ma… Magari – ipotizzo – questi mariti cattolici infedeli parlano giustamente dell’Inferno, del peccato, della Giustizia Divina, ma… queste cose forse non vi riguardano?! Siete forse immuni dalle fiamme dell’Inferno? Sarà forse condonato il vostro peccato?! Avete forse l’immunità dalla Giustizia Divina? Pensate a ciò che predicate! Non siate come i farisei che caricano il prossimo di pesanti fardelli che si guardano bene dal portare loro stesso! Non siate i predicatori di una morale che siete i primi a non seguire! Non siate i portabandiera di uno stile di vita che non è il vostro, in primis! Detto questo, non tutto è (ancora) perduto! Andate in Confessionale e recidete quel tralcio che si ribella alla vite! Tagliate quella mano che dà scandalo, come dice la Sacra Scrittura, perché  è meglio entrare nel Regno dei Cieli senza una mano, che andare con entrambe all’Inferno! E a voi, amanti, se siete cattoliche, dico la stessa cosa! Finitela e finitela immediatamente! Andate in Confessionale, confessate il vostro peccato e ponete fine a questo abominio! Anche a voi, infatti, non varrà nulla l’apparenza farisaica del defensor fidei, anche a voi non servirà andare alla Messa di Pio V (e basta), non servirà l’aver gridato al prossimo la verità, l’aver denunciato le follie dei vescovi, gli abusi liturgici, le mille pazzie del postconcilio! Non servirà il latino, non serviranno le trine, non servirà il gregoriano, non servirà l’attivismo cattolico! O anche per voi c’è un diverso metro di giudizio?! Anche voi, come i vostri amanti infedeli, pensate a Gesù! Non vi direbbe forse: «Ipocrite!» come a quei sepolcri imbiancati di farisei tutta apparenza e niente sostanza?! Pensate a Gesù, prima che sia troppo tardi, prima che vi gridi: «Via, lontano da Me, maledette, nel fuoco eterno!». Già! Perché Gesù lo dice – e voi, amanti cattoliche, lo sapete bene! Siete le prime, magari, a denunciare (giustamente) che i preti ed i vescovi non parlano più della Giustizia Divina, non mettono più in evidenza questo aspetto di Gesù che – come giustamente dite – esiste! Già, ma anche per voi! Con tutto ciò, si può sbagliare nel cattolicesimo – per carità! – ma non perseverare nell’errore! Ma non si usi a pretesto quel «se potessero testimoniare la verità solamente coloro la cui vita è ad essa completamente conforme, non la testimonierebbe nessuno» perché – è vero – si sbaglia tutti e anche chi sbaglia ha il dovere, comunque, di testimoniare la verità, ma occorre emendarsi dall’errore, non perseverare in esso. E non si usi a pretesto che siamo esseri umani, che abbiamo tutti pulsioni sessuali. Perché questo non è un ragionar cattolico! Ed è quindi mio dovere – di cattolico e di Segretario di un Circolo che ha fatto del ragionar cattolico il proprio nome, la propria ragion d’essere – farvelo presente. Questo non è ragionar cattolico!  

Da La voce cattolica (Mensile del Circolo Ragionar cattolico) edizione n° 23 di dicembre 2012 - riproduzione riservata  (richiedere autorizzazione a segretario@ragionarcattolico.it)

LA SACRA SINDONE: LA FALLIBILITÁ DEL METODO AL RADIOCARBONIO; L’IMPOSSIBILITÁ DELL’ESISTENZA DI UN FALSARIO E LE INCREDIBILI “COINCIDENZE” FRA L’UOMO DELLA SINDONE E GESÚ

di Antonello Ranucci
sindonologo

British Museum, ottobre 1988. La notizia era già stata resa pubblica dal Vaticano un paio di giorni prima ma, ora, c’erano i media di tutto il mondo ed il  prestigio e la severa autorevolezza della sede scelta per l’annuncio ufficiale.  Il risultato era  ben visibile su una lavagna posta alle spalle del direttore del Museo che, da parte sua, nulla faceva  per  nascondere la propria  soddisfazione : 1260 – 1390. Il test di datazione al radiocarbonio cui era stato sottoposto un frammento di Sindone non lasciava dubbi; il Lenzuolo che secondo i Vangeli aveva avvolto il Corpo di Cristo appena deposto dalla Croce, il Telo venerato da milioni di fedeli, la madre di tutte le reliquie….. era  un falso medioevale, un grossolano falso risalente, appunto, al periodo individuato tra il 1260 ed il 1390.  La trappola, nella quale la Chiesa  era (volontariamente ?) caduta,  era quindi regolarmente  scattata  e lo scacco  alla Sindone  era dunque posto. Ma, ci chiediamo, il secco responso scientifico ha  quindi veramente chiuso una volta per tutte la questione? O invece le cose non stanno come si vuole far credere e la Sindone esce vittoriosa anche da questa “battaglia”?! Sì, perché troppe cose non tornano  alla luce delle altre, molteplici, analisi cui la Sindone è stata sottoposta;  e poi c’è la questione relativa alla attendibilità  del test effettuato! Il metodo di datazione con il radiocarbonio è davvero così infallibile come si asserisce?! Potremmo chiudere ogni questione in proposito riportando le parole pronunciate, purtroppo solo nel 2008 ed  ignorate da quasi tutta stampa, da direttore del Laboratorio di Oxford (uno di quelli che effettuò la incriminata  datazione) che testualmente affermò:«Quell’esame forse era sbagliato!» Non vogliamo  tuttavia  sottrarci alla discussione in proposito, volendo invece approfondire la questione. Va innanzitutto ribadito una volta per tutte come il test del radiocarbonio non sia assolutamente  esente da imprecisioni e gli scienziati seri  sono molto cauti sul punto giacché,  spesso, esso  ha fornito risultati esilaranti;  la letteratura scientifica riferisce di grossolani errori come i gusci di lumache vive risultati vecchi di 26.000  anni o come quelle foglie cadute dai platani romani  e datate come risalenti al 1.400 ! Ciò perché la estrema sensibilità del test lo rende paradossalmente impreciso, soggetto, com’è, ad alterazioni dovute a numerosi fattori: all’inquinamento atmosferico, al tasso di vapore acqueo o anidride carbonica presenti nell’aria e a fenomeni naturali come eruzioni vulcaniche e grossi incendi. Già gli incendi; la memoria corre al 1532 a Chambery, dove la Sindone era custodita, e dove un violento  incendio aggredì la cassa di legno ove il Telo era stato ripiegato. La cassa bruciò, il rivestimento di argento che la ricopriva si fuse  originando grosse gocce che colarono su un angolo  causando quelle simmetriche losanghe che oggi si notano a Telo dispiegato. Scienziati  indipendenti  sono concordi nel ritenere che le altissime temperature cui il Lino fu esposto e  l’acqua  fredda  con cui  bruscamente si spense l’incendio, abbiano drammaticamente alterato  i risultati  del test rendendoli totalmente inattendibili. E la Sindone poi, alla luce della sua storia millenaria e delle precarie (e a volte ignote) modalità di conservazione,  non può essere assoggettata ad un esperimento di tal genere. Sappiamo che essa è stata baciata,  toccata da milioni di mani; ha  asciugato le lacrime di pellegrini, viaggiatori,  nobili, di re, dignitari di corte, di Santi che davanti a Lei si sono commossi; è stata esposta ai fumi degli incensi e di  essenze profumate; migliaia di candele sono state accese davanti ed Essa che è stata muta  testimone di assedi, guerre, scontri, pestilenze, etc. Tutto ciò rende la Sindone  oggetto “impuro” dal punto di vista del test di radio datazione che, in quanto tale, è assolutamente inutilizzabile. C’è inoltre – ma questa è un’altra storia – il fondato dubbio che, come sembrerebbe evincersi dal filmato girato nell’occasione, i frammenti poi sottoposti al test siano stati prelevati proprio laddove le monache clarisse eseguirono, dopo l’incendio, interventi  di restauro. E poi  ci sono i risultati di moltissimi esami indipendenti e multidisciplinari  cui negli ultimi anni è stata sottoposta la Sindone, esami  che non hanno minimamente svelato il mistero sull’origine dell’Impronta. Già, perché pochi sanno che il Sacro Lenzuolo è stato esaminato in lungo e largo, sottoposto a letture fotografiche  elettroniche e computerizzate; ai raggi X,  alla ”Luce di Wood”; alla spettroscopia e spettroflessometria; all’infrarosso; all’esame termografico con radiazioni infrarosse; al microscopio; a scansione, etc. Tutti questi esami, sono però serviti a porre nel nulla  tutte le teorie elaborate dai negazionisti  iconoclasti. E infatti la Sindone non è un dipinto stante l’acclarata assenza di pennellate e di coloranti di alcun genere; non può essere un decalco per l’inesistenza di trasferimento di sostanze estranee; non è una fotografia (tecnica peraltro sommariamente elaborata solo nel 1700) che non può dare i risultati  forniti dalla Sindone esposta alla luce di Wood  e non è suscettibile di elaborazione tridimensionale; non è il risultato di un bassorilievo riscaldato (tesi questa tra le più accreditate dai “ negazionisti”) per una serie di diverse ragioni:  il diverso comportamento alla fluorescenza, la diversa profondità dell’impronta (quella sindonica è estremamente labile e  superficiale, l’altra passa addirittura il Telo da parte a parte) e l’assenza di immagine sotto le macchie di sangue.E poi ci sono due  il problemi insormontabili per un falsario medioevale:  la presenza di sangue sul Telo dovuto al contatto con un cadavere e la presenza di pollini. Infatti  studiosi  americani  ed il Prof. Baima Bollone (anatomopatologo di fama internazionale) sono giunti, indipendentemente tra loro e nel quadro di diverse analisi, ad identiche conclusioni: hanno accertato la presenza di sangue, sangue di colore  rosso vivo, particolare invero strano per un sangue molto antico; tale colorazione, hanno accertato gli studiosi, è  dovuto alla copiosa presenza di bilirubina, il “colore del martirio”,  presenza spiegabile scientificamente con la circostanza che il  sangue proveniva da un corpo precedentemente sottoposto a torture. Il Prof. Baima Bollone  è poi andato ancora più in là, identificando le tracce della flagellazione e quelle  della compressione sulle scapole dell’impronta dovuta al trasporto del pesante “braccio orizzontale” della Croce,  proprio come descritto dai Vangeli. Ci sono inoltre gli straordinari risultati degli esami effettuati dallo studioso Max Frei, esperto botanico e criminologo, il quale prelevò campioni di polvere dalla Sindone;  dopo tre anni di studi,  identificò  tra le polveri millenarie granuli di pollini di  piante presenti in Italia e Francia; ma anche di piante, 41 per la precisione, che non esistono in Europa essendo tipiche  ed esclusive della Palestina e della zona del mar Morto; identificò inoltre il polline – particolare questo importantissimo per gli studi sindonici – di un giglio selvatico che cresce in altitudine in un territorio interno della Turchia, laddove oggi sorge la città di Urfa, l’antica Edessa; città  dove, dal terzo al decimo secolo era stato venerato il c.d. Archeiropoietos (parola traducibile come “non dipinto da mano umana”) un misterioso telo recante l’immagine del signore e che gli studiosi  identificano con l’odierna Sindone. In altre parole, alla luce degli studi di Frei, studioso di cultura laica e razionale, il Telo Sindonico era stato in tutti i luoghi ove, se autentico, doveva essere stato. Il falsario, tornando alle ipotesi della contraffazione  medioevale, avrebbe  dunque dovuto inserire  sulla Sindone particolari invisibili ad occhio nudo: innanzitutto il sangue con la giusta quantità di bilirubina,  senza alcuna  pennellatura e apposto  nei posti giusti e prima della creazione dell’immagine;   poi i segni del flagello e del braccio orizzontale della Croce; poi i pollini  di piante inesistenti in Europa. Avrebbe quindi creato l’immagine (in che modo non  è dato di sapere) dandole caratteristiche tridimensionali verificabili solo sulla scorta di tecniche messe a punto negli anni ’80.  Avrebbe poi messo i chiodi non dove l’iconografia li ha sempre posti (ovvero nel palmo delle mani) ma, correttamente,  nei polsi.  Il falsario inoltre doveva essere a conoscenza di una usanza ebraica,  accertata da studi recentissimi attraverso il ritrovamento di scheletri con monetine all’interno del teschio,  quella  di porre monete sugli occhi dei defunti. Infatti studi con tecniche avanzatissime hanno permesso di identificare tracce di moneta sul sopracciglio sinistro dell’Impronta; in particolare si tratterebbe di una moneta identificata come il “ lepton”,  coniata proprio da Pilato in onore dell’imperatore Tiberio. Le evidenze scientifiche escludono, in sostanza, che la Sindone sia un manufatto visto che le sofisticatissime analisi avrebbero da tempo scoperto le modalità di falsificazione o almeno tracce di essa. Resta il problema dell’identificazione dell’Uomo della Sindone, anche alla luce della sua straordinaria corrispondenza con i racconti evangelici. Alcuni sindonologi hanno pensato di usare a tal proposito il  “calcolo delle probabilità” individuando come punto di partenza le straordinarie caratteristiche comuni tra “l’uomo della Sindone e Gesù. In particolare: 1) Gesù e l’uomo della Sindone sono stati avvolti in un lenzuolo, fatto molto raro  nei tempi antichi; 2) Gesù e l’uomo della Sindone sono stati avvolti nel lenzuolo senza che prima fossero effettuate operazioni di lavatura del corpo; 3) Il contatto con il Lenzuolo è stato breve, non più di due o tre giorni essendo assenti tracce di decomposizione; 4) Sia l’uomo della Sindone che Gesù sono stati torturati con un casco di spine, fatto questo eccezionale che costituisce un unicum nella storia; 5) L’uomo della Sindone, come Gesù, ha portato sulle spalle un oggetto pesante ( il braccio orizzontale della croce); 6) Gesù e l’uomo della Sindone sono stati crocefissi, fatto alquanto raro poiché nella maggioranza dei casi i condannati venivano legati alla croce con corde; 7) L’uomo della Sindone e Gesù sono stati feriti al costato e non sono state spezzate loro le gambe come, invece, erano soliti fare i romani per accelerare la morte del condannato. Assegnando una probabilità  ad ognuna di tali   straordinarie  caratteristiche  comuni  tra l’uomo della Sindone e Gesù, la probabilità totale che esse si trovino riunite in uno stesso uomo è pari ad 1 su 200 miliardi.  La fede, naturalmente, non ha bisogno né di reliquie  né di evidenze scientifiche; ma  la certezza   che la Sindone abbia davvero avvolto il Corpo di Nostro Signore non solo non è scalfita dalle evidenze scientifiche ma, anzi, risulta comprovata da esse.

Da La voce cattolica (Mensile del Circolo Ragionar cattolico) edizione n° 23 di dicembre 2012 - riproduzione riservata  (richiedere autorizzazione a segretario@ragionarcattolico.it)

«AL DI LÁ DI NOI», UN ALTRO CANTO CHE MISCHIA AD ELEMENTI DI VERITÁ CASTRONERIE DAVVERO GROTTESCHE

di Diego Vanni

«Al di là di noi». Eccoci nuovamente di fronte ad un canto che, in stile tipicamente modernista, mescola ad elementi indubbi di verità, castronerie davvero grottesche! Già! Perché cosa significa che «al di là di noi c'è un mondo che sogna tutti i mondi che può»?! Oppure che «al di là di noi c'è un mondo che ancora sognare non può»?! Un mondo può forse sognare?! Può sognare un essere umano, non un mondo, non una cosa inanimata! Ecco, dunque, che questi canti non solo diseducano alla fede, ma diseducano anche alla sana logica! Il prosieguo, poi! Ancora la retorica del nulla! «Orizzonti che presto svaniscono, cuori che non battono più, desideri che piano si spengono, mani che non si aprono più». Bah! Cosa vorrebbe dire tutto questo?! «Cuori che non battono più». Parliamo di cardiologia?! E’ in senso figurato?! Significa che l’uomo ha perso la propria umanità, il senso stesso della vita?! Ok! Ma non si dice il perché, né quale sia il rimedio! «Desideri che piano si spengono». Non si fa, qui, la distinzione fondamentale fra desiderio buono e desiderio cattivo, essenziale nel cattolicesimo! «Mani che non si aprono più». Significa assenza di carità?! Ma perché manca la carità?! E di quale carità stiamo parlando?! E qual è il rimedio?! Nulla si dice a tal proposito! Il prosieguo, poi, è ancora più delirante; si parla, addirittura, di «case che non sorridono più». Così, se qualcuno pensasse già di per suo conto che il cattolicesimo è una fiaba, queste cretinate lo rafforzano nella propria errata convinzione! In mezzo a tutto ciò, però – come detto – anche elementi di verità, cose evangeliche, giuste: «Ecco, per questo io vi mando: andate per il mondo entrate in ogni casa che vi aprirà, portate a tutti il lieto annuncio, lo Spirito del Padre vi guiderà. Ecco, vi mando come agnelli; a voi non mancheranno parole di speranza e di verità. In mezzo agli altri da fratelli vi riconosceranno dall'amore: io sarò sempre con voi». In tipico stile modernista, volto a fare ancora più danno. Il solo errore fa danno di per sé; l’errore mischiato alla verità di più; costituisce un mix che va tutto a vantaggio del primo e a discapito della seconda.

Da La voce cattolica (Mensile del Circolo Ragionar cattolico) edizione n° 23 di dicembre 2012 - riproduzione riservata  (richiedere autorizzazione a segretario@ragionarcattolico.it)

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Al di là di noi c'è un mondo 
che sogna tutti i mondi che può,
al di là di noi c'è un mondo che
ancora sognare non può.
Orizzonti che presto svaniscono
cuori che non battono più
desideri che piano si spengono
mani che non si aprono più.


  Rit. Ecco per questo io vi mando:
  andate per il mondo
  entrate in ogni casa che vi aprirà
  portate a tutti il lieto annuncio
  lo Spirito del Padre vi guiderà;
  ecco vi mando come agnelli
  a voi non mancheranno
  parole di speranza e di verità
  in mezzo agli altri da fratelli
  vi riconosceranno dall'amore:
  io sarò sempre con voi

Al di là di noi c'è un mondo che
sogna tutti i mondi che può
al di là di noi c'è un mondo che
mondo chiamarsi non può
strade dove le vite si perdono
case che non sorridono più
vite che con le armi si affrontano
volti che non ritornano più
Al di là di noi c'è un mondo che
sogna tutti i mondi che può
al di là di noi c'è un mondo che
ancora sognare non può.

Rit. Ecco per questo io vi mando:
  andate per il mondo
  entrate in ogni casa che vi aprirà
  portate a tutti il lieto annuncio
  lo Spirito del Padre vi guiderà;
  ecco vi mando come agnelli
  a voi non mancheranno
  parole di speranza e di verità
  in mezzo agli altri da fratelli
  vi riconosceranno dall'amore:
  io sarò sempre con voi


LA TELA CHE SI STRACCIA

di Francesco Bernardini

Sull’onda della vicenda ancora in corso che riguarda l’Apostolato dell’Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote  nella chiesa dei Santi Nomi di Gesù e Maria in via del Corso a Roma e delle conseguenti celebrazioni delle Messe in rito Antico, mi accingo a scrivere alcune riflessioni che sicuramente saranno contestate dai buon pensanti. Ritengo non sia buona politica nascondersi i problemi gravissimi che affliggono la Chiesa Cattolica e nascondersi la malattia che affligge il Corpo Mistico di Cristo. Quello a cui come fedeli siamo chiamati è l’analisi spietata delle situazioni, la loro denuncia e le conseguenti azioni e preghiere perché le autorità preposte al governo della Chiesa, in primis il Sommo Pontefice, intervengano per porre fine alle estenuanti lotte che, all’interno della Chiesa, si vivono con sempre maggiore asprezza e mancanza di amore fraterno. Paragonerei la Chiesa Cattolica ad una tela ben tessuta ma sulla quale ormai si esercitano forze contrastanti che tendono a sfilacciare la tela stessa per distruggerla dall’interno. Qualche volta mi chiedo con tremore se, per salvare la tela, non convenga operare un taglio netto, in modo che le forze centrifughe non si scarichino più sulle fibre, ma ognuna di esse prenda la propria strada, parole che suonano tremende ma sulle quali occorre ragionare. L’elenco delle forze in gioco e dei problemi che creano è praticamente infinito ma vorrei elencarne alcune e solo le più evidenti che. forse, Dio non voglia, non sono nemmeno le più distruggitrici. Riguardo alla celebrazione della Messa in Rito Antico (Messa in latino) che pure è stata permessa dal Santo Padre nel 2007 con il Motu Proprio “Summorum Pontificum” viviamo in una situazione in cui ci sono vescovi, pochi per la verità, che hanno fatto proprio il desiderio del Sommo Pontefice; ci sono vescovi, una buona parte, che sopportano a malincuore la presenza del Rito Antico delle loro diocesi ma che non applicano in pieno il desiderio del Papa, ci sono infine vescovi, la maggioranza, che fanno di tutto, dall’intimidazione dei fedeli e dei sacerdoti , all’aperto rifiuto e alla censura del fatto che esiste per i fedeli questa possibilità, perché il Rito Antico non venga celebrato nel territorio che ormai considerano loro proprietà esclusiva. Gravissima è anche la situazione dal punto di vista della Fede, ci sono fedeli che hanno istituito Adorazioni Eucaristiche Perpetue e sacerdoti e vescovi che mettono in dubbio la presenza reale di Gesù nell’Eucarestia. C’è chi si affida al Cuore Immacolato di Maria e chi ne mette in dubbio la Verginità, c’è che considera la Chiesa Sacramento di Salvezza e chi invece, come ente votato alla beneficenza e alla organizzazione del tempo libero dei fedeli. C’è chi crede nel demonio e chi si fa beffa di chi ci crede; c’è chi crede, come diceva Giovanni Paolo II, che l’aborto sia un “abominevole delitto” e chi invece lo considera un diritto delle donne. Ci sono sacerdoti che vanno in giro in “talare” e sacerdoti che sono del tutto irriconoscibili, forse perché si vergognano del loro sacerdozio. Ci sono liturgie con canti in gregoriano e comunque con musica sacra e liturgie in cui si canta di tutto e di più. L’elenco delle forze completamente e totalmente opposte che operano nello stesso Corpo potrebbe continuare all’infinito. E’ scritto nel Vangelo che un regno diviso in se stesso non può reggersi, ma evidentemente nessuno se ne rende conto. Ed infatti è completamente sparito sia fra i laici che tra i sacerdoti lo spirito missionario sostituito dal volontarismo e dal filantropismo, si è perso nelle chiacchere inutili l’impegno a lavorare per la conversione dei non credenti ed anzi ci si scaglia, all’interno della Chiesa, contro chi vuole ancora convertire il prossimo, come se portare qualcuno alla vera Fede fosse una colpa, come se far conoscere Gesù fosse una ferita inferta ad un nemico. Una organizzazione, associazione o gruppo di persone il cui primo impegno non sia quello di proporre ad altri “il farne parte” è ovviamente portata all’autodistruzione; da questo ovvio ragionamento non è esclusa nemmeno la Chiesa Cattolica, ma per far sì che la proposta sia credibile occorre che sia univoca nelle persone e nel tempo e per far questo occorre ristabilire quella comunione di Fede e di intenti che oggi è completamente distrutta. Ancora prima che parlare di Nuova Evangelizzazione, a questo scopo sono chiamati coloro che nella Chiesa hanno l’Autorità di pascere il gregge di Cristo


Da La voce cattolica (Mensile del Circolo Ragionar cattolico) edizione n° 23 di dicembre 2012 - riproduzione riservata  (richiedere autorizzazione a segretario@ragionarcattolico.it)