Il
22 Marzo scorso ho introdotto la Conferenza del sindonologo, dott. Antonello
Ranucci, in qualità di Segretario del Circolo Ragionar Cattolico, che ha
organizzato l’evento (si legga l’articolo a pag. 4 per approfondire). Dovendo
fare una mera introduzione, non sono sceso, evidentemente, nel merito delle
singole questioni tecnico-specifiche che riguardano la Sindone e la sua
autenticità, ma ho preso spunto dall’argomento trattato per una riflessione di
fede molto più generica, lasciando le specificità dell’argomento al relatore,
che colgo l’occasione ancora una volta per ringraziare per esser venuto fin
nella nostra Toscana dal Lazio per tenere questa Conferenza per il
Circolo Ragionar Cattolico. La riflessione che ho sviluppato potrebbe essere
sintetizzata nel titolo: la
materialità del cattolicesimo. Intravedo, infatti, un rischio abbastanza
significativo nel panorama cattolico odierno: lo spiritualismo. Orbene, la fede
cattolica è senz’altro un qualcosa di spirituale, la fede attiene alla
dimensione spirituale – è chiaro – questo accomuna tutte le fedi, ma il
Cattolicesimo, anche stavolta, si distingue. Si distingue nel senso di uno
spiccato, fra virgolette, materialismo – non mi si fraintenda, eh; non parlo
di ideologie. Pur attenendo alla sfera spirituale, dunque, la nostra fede non
disdegna l’elemento materiale, né, men che mai, lo criminalizza, in nome di uno
spiritualismo astrattista. Questo, è evidente fin da subito, fin dagli albori
della nostra fede. L’incarnazione, il Dio fatto uomo, la seconda Persona della
Trinità che si fa carne. E’ uno dei misteri base della nostra fede. E’ il
mistero di un Dio che non disdegna a tal punto la materia da farsi esso stesso
materia, tangibile. Se vogliamo, anche in questo sta una riprova del
fatto che il cattolicesimo è la vera fede! Come può, infatti, un Dio creatore
del mondo – e dunque anche della materia – disdegnare a tal punto la materia?!
Dico questo perché in altre fedi, questo è. Fin dalle origini della nostra fede
cristiana, dunque, è chiara e lampante la predilezione di Dio per la materia.
Pensiamo, appunto, al Dio che si fa materia con l’Incarnazione, ma anche a
questo Dio che si fa materia, mediante
la materia (il grembo di sua
madre); a questo nostro Dio fatto uomo che accetta i doni-materia (oro, incenso
e mirra) dei Re Magi. Ma non finisce qui! Pensiamo all’episodio, narrato nel
Vangelo, di quell’uomo cieco dalla nascita cui Gesù ridona la vista. Come fa
questo?! Con un’astratta formula magica?! No! Sputa per terra, fa del fango e
lo spalma sugli occhi del cieco, appunto, per poi dirgli di andare a lavarsi
nella piscina di Siloe. In questo modo, il cieco recupera la vista. In questo modo! Attraverso la materialità
– scandalosa ed oscena per il mondo – di uno sputo usato, assieme alla terra,
per fare del fango, poi applicato sugli occhi. Cosa davvero scandalosa ed
oscena per un mondo che, ostile al suo Creatore, è anche ostile alla materia da
lui tenuta in sì tanta considerazione. Quale scandalo! Terra, sputo, fango!
Eppure è così! E l’episodio delle Nozze di Cana?! L’acqua trasformata in vino?!
Non ha, Gesù, voluto allietare gli invitati al banchetto nuziale attraverso
elevati, astrattissimi, discorsi, ma bensì con del vino. E il padre di cui alla
parabola del figliol prodigo?! Non fa forse festa uccidendo il vitello grasso?!
E all’incredulo Tommaso non fa forse toccare le sue piaghe?! E agli increduli
discepoli di Emmaus non si mostra forse nell’atto materiale del magiare?! Di
esempi, se ne potrebbero fare ancora a bizzeffe. Infine, anche dopo la sua morte,
ha voluto che la materia continuasse a giocare un ruolo fondamentale nella vita
cristiana. I segni sacramentali sono “materia”: l’acqua del Battesimo, il pane
ed il vino dell’Eucarestia, l’olio sacro nella Cresima come nel sacramento
dell’Ordine e via dicendo. Così come ha voluto che la sua Chiesa fosse
materiale, visibile, concreta, tangibile. Fatta di uomini, con tutti i loro
difetti, le loro imperfezioni e le loro mancanze di fede, per giunta. Per non
parlare dellamaterialità della
Liturgia: incensi, paramenti, gesti… (A proposito: occhio dunque al minimalismo
liturgico, alla sciatteria, al non dare importanza alla materiale e spirituale
al contempo liturgia, perché, stante quanto detto sopra, è assai grave!).
Questa è la materialità del
cattolicesimo! Tanto odiata dal mondo in quest’ambito – che pure non la
disdegna per altri versi – quanto connaturata alla nostra stessa fede.
Da La voce cattolica (Mensile del Circolo Ragionar cattolico) edizione n° 27 di aprile 2013 - riproduzione riservata (richiedere autorizzazione a segretario@ragionarcattolico.it)