lunedì 1 aprile 2013

LA MATERIALITÁ DEL CATTOLICESIMO

di Diego Vanni

Il 22 Marzo scorso ho introdotto la Conferenza del sindonologo, dott. Antonello Ranucci, in qualità di Segretario del Circolo Ragionar Cattolico, che ha organizzato l’evento (si legga l’articolo a pag. 4 per approfondire). Dovendo fare una mera introduzione, non sono sceso, evidentemente, nel merito delle singole questioni tecnico-specifiche che riguardano la Sindone e la sua autenticità, ma ho preso spunto dall’argomento trattato per una riflessione di fede molto più generica, lasciando le specificità dell’argomento al relatore, che colgo l’occasione ancora una volta per ringraziare per esser venuto fin nella nostra Toscana dal Lazio per  tenere questa Conferenza per il Circolo Ragionar Cattolico. La riflessione che ho sviluppato potrebbe essere sintetizzata nel titolo: la materialità del cattolicesimo. Intravedo, infatti, un rischio abbastanza significativo nel panorama cattolico odierno: lo spiritualismo. Orbene, la fede cattolica è senz’altro un qualcosa di spirituale, la fede attiene alla dimensione spirituale – è chiaro – questo accomuna tutte le fedi, ma il Cattolicesimo, anche stavolta, si distingue. Si distingue nel senso di uno spiccato, fra virgolette, materialismo – non mi si fraintenda, eh; non parlo di ideologie. Pur attenendo alla sfera spirituale, dunque, la nostra fede non disdegna l’elemento materiale, né, men che mai, lo criminalizza, in nome di uno spiritualismo astrattista. Questo, è evidente fin da subito, fin dagli albori della nostra fede. L’incarnazione, il Dio fatto uomo, la seconda Persona della Trinità che si fa carne. E’ uno dei misteri base della nostra fede. E’ il mistero di un Dio che non disdegna a tal punto la materia da farsi esso stesso materia, tangibile.  Se vogliamo, anche in questo sta una riprova del fatto che il cattolicesimo è la vera fede! Come può, infatti, un Dio creatore del mondo – e dunque anche della materia – disdegnare a tal punto la materia?! Dico questo perché in altre fedi, questo è. Fin dalle origini della nostra fede cristiana, dunque, è chiara e lampante la predilezione di Dio per la materia. Pensiamo, appunto, al Dio che si fa materia con l’Incarnazione, ma anche a questo Dio che si fa materia, mediante la materia (il grembo di sua madre); a questo nostro Dio fatto uomo che accetta i doni-materia (oro, incenso e mirra) dei Re Magi. Ma non finisce qui! Pensiamo all’episodio, narrato nel Vangelo, di quell’uomo cieco dalla nascita cui Gesù ridona la vista. Come fa questo?! Con un’astratta formula magica?! No! Sputa per terra, fa del fango e lo spalma sugli occhi del cieco, appunto, per poi dirgli di andare a lavarsi nella piscina di Siloe. In questo modo, il cieco recupera la vista. In questo modo! Attraverso la materialità – scandalosa ed oscena per il mondo – di uno sputo usato, assieme alla terra, per fare del fango, poi applicato sugli occhi. Cosa davvero scandalosa ed oscena per un mondo che, ostile al suo Creatore, è anche ostile alla materia da lui tenuta in sì tanta considerazione. Quale scandalo! Terra, sputo, fango! Eppure è così! E l’episodio delle Nozze di Cana?! L’acqua trasformata in vino?! Non ha, Gesù, voluto allietare gli invitati al banchetto nuziale attraverso elevati, astrattissimi, discorsi, ma bensì con del vino. E il padre di cui alla parabola del figliol prodigo?! Non fa forse festa uccidendo il vitello grasso?! E all’incredulo Tommaso non fa forse toccare le sue piaghe?! E agli increduli discepoli di Emmaus non si mostra forse nell’atto materiale del magiare?! Di esempi, se ne potrebbero fare ancora a bizzeffe. Infine, anche dopo la sua morte, ha voluto che la materia continuasse a giocare un ruolo fondamentale nella vita cristiana. I segni sacramentali sono “materia”: l’acqua del Battesimo, il pane ed il vino dell’Eucarestia, l’olio sacro nella Cresima come nel sacramento dell’Ordine e via dicendo. Così come ha voluto che la sua Chiesa fosse materiale, visibile, concreta, tangibile. Fatta di uomini, con tutti i loro difetti, le loro imperfezioni e le loro mancanze di fede, per giunta. Per non parlare dellamaterialità della Liturgia: incensi, paramenti, gesti… (A proposito: occhio dunque al minimalismo liturgico, alla sciatteria, al non dare importanza alla materiale e spirituale al contempo liturgia, perché, stante quanto detto sopra, è assai grave!). Questa è la materialità del cattolicesimo! Tanto odiata dal mondo in quest’ambito – che pure non la disdegna per altri versi – quanto connaturata alla nostra stessa fede.

Da La voce cattolica (Mensile del Circolo Ragionar cattolico) edizione n° 27 di aprile 2013 - riproduzione riservata  (richiedere autorizzazione a segretario@ragionarcattolico.it)


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