Seconda
“puntata” di questa mia rubrica, che si è prefissata lo scopo di passare in
rassegna critica i canti che, solitamente, il “grande pubblico” ascolta la
domenica, a Messa. Questa volta tocca ad Acqua
siamo noi. La prima cosa che balza agli occhi è un antropocentrismo
decisamente sconcertante. Se si prende in esame la prima strofa, il pronome
personale “noi” compare per ben 4 volte, a scapito del nome di Gesù, che
compare solamente 1 volta. Ubi major… Lo stesso dicasi per la seconda strofa
(dove lo stesso pronome compare 3 volte, non considerando la citazione de
«l’uomo») e per la terza (dove si menziona, ancora una volta, «umanità»; e
altre 3 volte il «noi»). Questo, al solo sguardo di scorcio. Ma veniamo alle
singole strofe.
Acqua siamo noi
dall'antica sorgente veniamo, fiumi siamo noi se i ruscelli si mettono insieme, mari siamo noi se i torrenti
si danno la mano, vita nuova c'è se Gesù è in mezzo a noi.
«Acqua siamo noi,
dall’antica sorgente veniamo». Ok; il nostro corpo è formato, per buona parte,
da acqua. Ma c’è bisogno di cantarlo in Chiesa questo concetto?! Si potrebbe
obiettare: «è metaforica l’espressione». Ok. Cosa vorrebbe significare allora?!
Che siamo creature che provengono da un Creatore?! Lo si potrebbe dir meglio.
«Fiumi siamo noi se i ruscelli si mettono insieme, mari siamo noi se i torrenti
si danno la mano». Un invito all’unità?! Sembrerebbe! Ma all’unità in cosa o…
meglio: in Chi?! Nessuna precisazione circa il fatto che l’unità non è valore
in sé, ma ha senso se è unità nel nome di Colui senza il quale non possiamo far
nulla. Quantomeno, si dice, dopo, una cosa vera e sensata; l’unica: «vita nuova
c’è se Gesù è in mezzo a noi». Verissimo! Se non che, da questa giusta
affermazione scaturisce, nel
canto, un ottimismo ebete ed infantile, talmente grottesco da far ridere a
crepapelle; talmente ridicolo da essere indegno non solamente della Liturgia,
ma di qualsiasi contesto nel quale viga un minimo di razionalità.
E allora diamoci
la mano e tutti insieme camminiamo ed un oceano di pace nascerà. E l'egoismo
cancelliamo, un cuore limpido sentiamo è Dio che bagna del suo amor
l'umanità.
l'umanità.
Come
no! Diamoci la mano; tutti insieme camminiamo ed un oceano di pace nascerà!
Certamente! In automatico! Basta darsi la mano, camminare tutti assieme ed un
oceano di pace nascerà! Come hanno fatto i Governi a non pensarci! E’ tanto
semplice! Basta quello. Infatti Gesù non ha detto: «Senza di Me non potete fare
nulla» (Gv 15,5), ma bensì: «Se non vi date la mano e non camminate tutti
assieme non potete far nulla»; ivi compresa la pace, che il canto menziona.
Ovviamente non tenendo minimamente in considerazione frasi di Gesù come le
seguenti: «Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono
venuto a metter pace, ma spada». (Mt 10, 34); «Voi pensate che io sia venuto a
portar pace sulla terra? No, vi dico, ma piuttosto divisione» (Lc 12, 51) e «Vi
lascio pace; vi do la mia pace. Non come quella che il mondo dà» (Gv 14,27). Ma
tant’è! Quanto, poi, al «E l’egoismo cancelliamo, un cuore limpido sentiamo»…
che dire?! Al di là che sembrano frasi da festival della cannabis, anche qui,
come il altri canti del genere, non si può non notare una deficienza lessicale
impressionante; una struttura sintattica, sintagmatica assolutamente assurda.
Ma cosa vorrà mai dire «un cuore limpido sentiamo»?!
Su nel cielo c'è Dio Padre che vive per
l'uomo, crea tutti noi e ci ama di amore infinito, figli siamo noi e fratelli
di Cristo Signore, vita nuova c'è quando lui è in mezzo a noi.
Subito dopo questo capolavoro di
teologia dogmatica che è questo ritornello, arriva un’altra perla. Scopriamo
infatti che «Dio Padre […] vive per l’uomo». La Santissima Trinità non basta a
sé stessa; l’amore immenso che lega Padre Figlio e Spirito Santo non è,
evidentemente, sufficiente alle tre Persone trinitarie che, invece, vivono per
l’uomo. La materia teologica dovrebbe essere trattata con sottigliezza e
accuratezza chirurgica, mentre invece si va addirittura oltre il
pressappochismo, asserendo cretinate di una grossolanità impressionante! In
stile, poi, tipicamente modernista, si mischia all’errore un elemento di
verità, confondendo, se possibile, ancora di più. Il canto aggiunge infatti la
seguente verità: «(Dio Padre) crea tutti noi e ci ama di amore infinito», salvo
poi indurre in confusione nuovamente asserendo che «figli siamo noi e fratelli
di Cristo Signore», come se un uomo potesse essere figlio e fratello di suo
padre al contempo.
Nuova
umanità oggi nasce da chi crede in lui, nuovi siamo noi se l'amore è la legge
di vita, figli siamo noi se non siamo divisi da niente, vita eterna c'è quando
lui è dentro a noi.
Questa strofa, a onor del vero, è
abbastanza accettabile. E’ vero, infatti, che l’umanità è nuova se crede in Lui
(muore l’uomo vecchio e nasce quello nuovo), come è vero che «nuovi siamo noi
se l’amore è la legge di vita» e che «vita eterna c’è quando lui è dentro a noi».
Suscettibile di interpretazione ortodossa, poi, anche la frase «figli siamo noi
se non siamo divisi da niente», purché, appunto, significhi che ci deve essere
un’unità nella vera fede e che questo non essere «divisi da niente» non sia il
pretesto, come talvolta accade, per fare dell’unità un valore fine a sé stesso,
a prescindere dal quid. Troppe volte,
infatti, in ambienti parrocchiali e non fedeli ortodossi, rigorosamente
minoritari, si sentono rimproverare: «Fate divisione!», facendo appunto
assurgere l’unità a valore in sé, della serie «dobbiamo essere tutti uniti; se
la verità è minoritaria si conformi all’errore maggioritario, così da essere
tutti nell’unità».
Da La voce cattolica (Mensile del Circolo Ragionar cattolico) edizione n° 22 di novembre 2012 - riproduzione riservata (richiedere autorizzazione a segretario@ragionarcattolico.it)
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