Questo
mese, per la mia rubrica, prendo in esame un’altra sbandata in musica, un altro canto da Messa che, in realtà, è più
che altro un canto ebete da party hippie. Si tratta di Alleluja la nostra festa. I concetti in esso espressi sono
sublimità teologiche; concetti di altissimo livello: «La nostra festa non deve finire, non deve
finire e non finirà. Perché la festa siamo noi, che camminiamo verso Te,
Signor. Perché la festa siamo noi, che insieme cantiamo così: Alleluja,
alleluja». Ma, soprattutto, sono cose logiche, come no! «La nostra festa non
deve finire […] perché la festa siamo noi». Un po’ come dire: «Il gatto beve il
latte perché la giraffa ha il collo lungo». Assurdità di prima categoria;
imbecillità allo stato puro. Non solo non si esprimono concetti teologici
(ancorché in forma necessariamente semplificata); non solo non è un canto che
dà lode a Dio (infatti: «la festa siamo noi»; antropocentrismo della peggiore
specie!); ma è anche un canto assurdo che non ha nessun fondamento logico.
Qualcuno lo nota?! No; va tutto bene così! E se lo noti e lo fai notare – mi
sembra già di sentirli – fai polemica, ovviamente il peccato numero uno, oggi
giorno!
Da La voce cattolica (Mensile del Circolo Ragionar cattolico) edizione n° 24 di gennaio 2013 - riproduzione riservata (richiedere autorizzazione a segretario@ragionarcattolico.it)
Nessun commento:
Posta un commento