mercoledì 30 gennaio 2013

ALLELUIA LA NOSTRA FESTA. UN ALTRO CANTO PIÚ DA PARTY HIPPIE CHE DA MESSA

di Diego Vanni


Questo mese, per la mia rubrica, prendo in esame un’altra sbandata in musica, un altro canto da Messa che, in realtà, è più che altro un canto ebete da party hippie. Si tratta di Alleluja la nostra festa. I concetti in esso espressi sono sublimità teologiche; concetti di altissimo livello:  «La nostra festa non deve finire, non deve finire e non finirà. Perché la festa siamo noi, che camminiamo verso Te, Signor. Perché la festa siamo noi, che insieme cantiamo così: Alleluja, alleluja». Ma, soprattutto, sono cose logiche, come no! «La nostra festa non deve finire […] perché la festa siamo noi». Un po’ come dire: «Il gatto beve il latte perché la giraffa ha il collo lungo». Assurdità di prima categoria; imbecillità allo stato puro. Non solo non si esprimono concetti teologici (ancorché in forma necessariamente semplificata); non solo non è un canto che dà lode a Dio (infatti: «la festa siamo noi»; antropocentrismo della peggiore specie!); ma è anche un canto assurdo che non ha nessun fondamento logico. Qualcuno lo nota?! No; va tutto bene così! E se lo noti e lo fai notare – mi sembra già di sentirli – fai polemica, ovviamente il peccato numero uno, oggi giorno!

Da La voce cattolica (Mensile del Circolo Ragionar cattolico) edizione n° 24 di gennaio 2013 - riproduzione riservata  (richiedere autorizzazione a segretario@ragionarcattolico.it)

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