giovedì 2 maggio 2013

LA GRANDE MENZOGNA URLATA E CENSURATA

di Francesco Bernardini

Lo scandalo non è dunque l’aborto in se stesso, che come peccato c’è, c’è sempre stato e ci sarà, che è comunque atto disumano frutto dell’egoismo e del senso di onnipotenza dell’uomo: “io sono padrone della vita e della morte”, ma che come peccato non ci può e deve scandalizzare: riteniamo che i peccati possano comunque essere rimessi e che la Misericordia di Gesù sia infinita. Lo scandalo vero è quello di una società, di uno Stato che si impegna con leggi e culture a difendere i diritti deboli dei forti (diritto di autodeterminazione della donna etc..) contro il diritto forte del più debole (diritto alla vita del nascituro). Una società ed uno Stato che non si arroga il dovere di difendere i diritti di coloro che non possono farlo ha già abdicato al proprio compito; ci si è cioè squagliati sotto i colpi dell’egoismo più gretto e delle culture individualistiche e di morte. In questa condizione culturale, politica e sociale drammatica salta all’occhio il cambio di strategia da parte di quelle forze culturali e politiche che prima della approvazione della legge 194 avevano usato la tattica dell’”urlo menzognero” per abbindolare la gente che, succube della cultura dominante, non hanno avuto la forza morale e politica di opporsi al disegno di distruzione e morte. Val la pena di riportare un esempio della campagna mediatica scatenata per “creare ad arte” il problema dell’aborto clandestino per poter poi far passare l’aborto di Stato come soluzione all’aborto clandestino. Nessuno probabilmente si ricorda che al tempo venivano diffusi dei numeri sulle donne morte per aborto clandestino. Ci fu un’escalation di numeri, si arrivò a dire che in Italia, ogni anno, morivano circa 25.000 donne per aborto clandestino; qualcuno si è messo ad esaminare le statistiche ed ha scoperto, ma era facile intuirlo, che in Italia, in quegli anni morivano, per incidenti stradali, domestici, malattie varie, tumori etc .. circa 15.000 donne in età fertile (tra 15 e 45 anni). Eppure la menzogna è passata sulla nostra testa ed ha convinto un popolo intero (o quasi). Le forze che si opposero al disegno di morte furono subito isolate e tacciate dei peggiori epiteti: reazionari, medioevali, anti-moderni, estremisti pericolosi ed oltranzisti. L’isolamento, anche all’interno della compagine ecclesiale, fu vissuto con estrema dignità ma stimolò molti di noi ad esperienze nuove anche in campo religioso e ci aprì gli occhi su dove la cultura modernista e dialogante avrebbe portato il popolo cristiano. Ci ritroviamo oggi a parlare del problema dell’aborto di Stato in un tempo in cui  la cosa più assordante non è più la menzogna urlata ma la menzogna del silenzio. Del problema della soppressione di decine di migliaia di bambini italiani l’anno nessuno parla più, gli “abortifici” pubblici continuano il loro lavoro, anche tramite la pillola abortiva, e nessuno ne sa più nulla, tutto si svolge nel più completo silenzio, come se il problema non ci fosse.  Al silenzio, alla censura, al chiudere gli occhi di fronte alla verità, stanno collaborando, non poco, anche la maggioranza dei pastori della Chiesa. Non mi ricordo da quanto tempo non sento più un’omelia di condanna dell’aborto ed in difesa della vita nascente, i nostri pastori sono impegnati a denunciare tutti i mali della società, ottenendo pubblico consenso, ma si guardano bene da denunciare i mali (aborto di Stato in primis) la cui denuncia porterebbe alle inevitabili polemiche con il mondo. Vorrei concludere queste riflessioni prendendo l’impegno, a nome del nostro Circolo, di organizzare quanto prima, a Guasticce, una conferenza pubblica sui problemi esposti.

Da La voce cattolica (Mensile del Circolo Ragionar cattolico) edizione n° 28 di maggio 2013 - riproduzione riservata  (richiedere autorizzazione a segretario@ragionarcattolico.it)

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