Lo scandalo non è dunque l’aborto in se stesso, che come peccato c’è,
c’è sempre stato e ci sarà, che è comunque atto disumano frutto dell’egoismo e
del senso di onnipotenza dell’uomo: “io sono padrone della vita e della morte”,
ma che come peccato non ci può e deve scandalizzare: riteniamo che i peccati
possano comunque essere rimessi e che la Misericordia di Gesù sia infinita. Lo
scandalo vero è quello di una società, di uno Stato che si impegna con leggi e
culture a difendere i diritti deboli dei forti (diritto di autodeterminazione
della donna etc..) contro il diritto forte del più debole (diritto alla vita
del nascituro). Una società ed uno Stato che non si arroga il dovere di
difendere i diritti di coloro che non possono farlo ha già abdicato al proprio compito;
ci si è cioè squagliati sotto i colpi dell’egoismo più gretto e delle culture
individualistiche e di morte. In questa condizione culturale, politica e
sociale drammatica salta all’occhio il cambio di strategia da parte di quelle
forze culturali e politiche che prima della approvazione della legge 194
avevano usato la tattica dell’”urlo menzognero” per abbindolare la gente che,
succube della cultura dominante, non hanno avuto la forza morale e politica di
opporsi al disegno di distruzione e morte. Val la pena di riportare un esempio
della campagna mediatica scatenata per “creare ad arte” il problema dell’aborto
clandestino per poter poi far passare l’aborto di Stato come soluzione
all’aborto clandestino.
Nessuno probabilmente si ricorda che al tempo venivano diffusi dei numeri sulle
donne morte per aborto clandestino. Ci fu un’escalation di numeri, si arrivò a
dire che in Italia, ogni anno, morivano circa 25.000 donne per aborto
clandestino; qualcuno si è messo ad esaminare le statistiche ed ha scoperto, ma
era facile intuirlo, che in Italia, in quegli anni morivano, per incidenti
stradali, domestici, malattie varie, tumori etc .. circa 15.000 donne in età fertile (tra 15
e 45 anni). Eppure la menzogna è passata sulla nostra testa ed ha convinto un
popolo intero (o quasi). Le forze che si opposero al disegno di morte furono
subito isolate e tacciate dei peggiori epiteti: reazionari, medioevali,
anti-moderni, estremisti pericolosi ed oltranzisti. L’isolamento, anche
all’interno della compagine ecclesiale, fu vissuto con estrema dignità ma
stimolò molti di noi ad esperienze nuove anche in campo religioso e ci aprì gli
occhi su dove la cultura modernista e dialogante avrebbe portato il popolo
cristiano. Ci ritroviamo oggi a parlare del problema dell’aborto di Stato in un
tempo in cui la cosa più assordante non
è più la menzogna urlata ma la menzogna del silenzio. Del problema della
soppressione di decine di migliaia di bambini italiani l’anno nessuno parla
più, gli “abortifici” pubblici continuano il loro lavoro, anche tramite la
pillola abortiva, e nessuno ne sa più nulla, tutto si svolge nel più completo
silenzio, come se il problema non ci fosse. Al silenzio, alla censura, al chiudere gli
occhi di fronte alla verità, stanno collaborando, non poco, anche la
maggioranza dei pastori della Chiesa. Non mi ricordo da quanto tempo non sento
più un’omelia di condanna dell’aborto ed in difesa della vita nascente, i
nostri pastori sono impegnati a denunciare tutti i mali della società,
ottenendo pubblico consenso, ma si guardano bene da denunciare i mali (aborto
di Stato in primis) la cui denuncia porterebbe alle inevitabili polemiche con
il mondo. Vorrei concludere queste riflessioni prendendo l’impegno, a nome del
nostro Circolo, di organizzare quanto prima, a Guasticce, una conferenza
pubblica sui problemi esposti.
Da La voce cattolica (Mensile del Circolo Ragionar cattolico) edizione n° 28 di maggio 2013 - riproduzione riservata (richiedere autorizzazione a segretario@ragionarcattolico.it)
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