giovedì 2 maggio 2013

L’APPLAUSO DEL MONDO E LA “PROVA DEL NOVE”

di Diego Vanni

Ciascuno di noi, credo, dovrebbe fare, almeno di tanto in tanto, una sorta di “prova del nove” per verificare se si trova sulla retta via oppure su una via che retta non è. Questo, è un discorso a carattere generale che vale per tutti e per ciascuno. Penso, per fare prima un esempio di carattere mondano, a quei politici che sono stati ampiamente applauditi dallo schieramento loro avverso. Non era il caso che si ponessero qualche domanda?! Non era il caso che si chiedessero: «Per quale ragione mi applaude chi dovrebbe, invece, combattermi?!» Invece no; inebetiti da quelle lusinghe, in preda all’estasi ebete derivante da quell’applauso, hanno continuato, imperterriti, sulla loro via, non ponendosi questa (ovvia) domanda. Risultato: catastrofe elettorale. Problema loro, problema del mondo (la catastrofe elettorale). Ciò che a noi, invece, interessa – ma la logica di fondo è la stessa – è capire quale sia la “prova del nove” nel nostro ambito, in ambito cattolico. Ebbene, è la stessa. Vale a dire; quando il mondo – appunto: “il mondo”, l’avversario, il contrapposto, quello che ci deve odiare per definizione (vedi Gv. 17, 14) – ci applaude, quando il mondo applaude noi cristiani, a qualunque livello (laici insignificanti come me; preti; vescovi, etc…), ebbene, questa è la “prova del nove” che non siamo sulla retta via. Infatti:  «se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?» (Lc 23, 31). Il legno verde è Gesù e come l’hanno trattato?! Lo hanno percosso, gli hanno sputato addosso, lo hanno deriso, insultato, torturato e fatto morire sulla croce. Il legno secco, invece, siamo noi. Dunque – è retorico il Vangelo – «se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?». Molto peggio! A rigor di logica! Infatti, poco prima, nello stesso Vangelo di San Luca, Gesù si rivolge alle donne di Gerusalemme con queste parole: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di Me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato”» (Lc 23, 28-30). Accade a noi cattolici questo?! Veniamo trattati peggio del «legno verde»?! O, quantomeno, al livello del «legno verde»?! Oppure veniamo incensati, lodati, ricoperti di lusinghe per quanto siamo diventati moderni, per quanto siamo buoni - «Se voi dunque che siete cattivi…» (Mt 7,11), tanto per intenderci – tolleranti, altruisti, etc…?! Beh, se è così, è la “prova del nove” che la via non è quella giusta. E’ la riprova che siamo del mondo – ecco perché ci applaude – e non di Dio; è la riprova che non siamo (nemmeno) legno secco! Ragionare secondo Dio o ragionare secondo il mondo. Delle due l’una, tertium non datur! Il Vangelo è categorico, Cristo è categorico! «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me». (Gv 14, 6). E ancora: «Chi non è con Me è contro di Me; e chi non raccoglie con Me, disperde» (Mt 12, 30). E questa logica vale veramente per tutti; dall’ultimo dei cristiani (io) fino al Papa. Non dimentichiamoci che San Pietro Apostolo è stato il primo Papa della Storia della Chiesa, l’uomo del: «Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte degli Inferi non prevarranno contro di Essa» (Mt 16, 18); l’uomo della più grande (ed essenziale al contempo) affermazione di teologia cristologica della storia: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mc 8, 29), ma anche l’uomo al quale sono rivolte queste terribili parole: «Vattene via da me, Satana! Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini» (Mc 8,33). Eh sì! Perché il rischio di non avere hai il senso delle cose di Dio, ma quello delle cose degli uomini è sempre presente, in ciascuno di noi; dal Vicario di Cristo in terra all’ultimo dei cattolici. Quante volte, nella Chiesa, si antepone la propria politica ecclesiale (ritenuta acuta, sottile, proficua), alla sua Divina Volontà! Ma non porta a niente perché «chi non è con Me è contro di Me; e chi non raccoglie con Me, disperde» (Mt 12, 30)! Quante volte, nella Chiesa, non si ha il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini! Ma si vieni rimproverati (si sia il Papa, un vescovo, o dei semplici laici): «Vattene via da me, Satana! Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini» (Mc 8,33). Qualcuno –  il partito del colletto bianco a prescindere, quelli che se vedessero il Diavolo in talare si prostrerebbero ai suoi piedi – obietterà: «Ma così, in ultima istanza, potresti anche finire per criticare anche il Papa!». Rispondo: «Voi, invece, così, finite per screditare Cristo!». Eh sì: lo dicevo prima: il primo Papa, l’uomo del: «Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte degli Inferi non prevarranno contro di Essa» (Mt 16, 18); l’uomo della più grande affermazione cristologica della storia: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mc 8, 29), è anche l’uomo al quale sono rivolte queste terribili parole: «Vattene via da me, Satana! Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini» (Mc 8,33). Nessuno è immune da questo errore; è la stessa Scrittura ispirata, la stessa Parola di Dio a dircelo (implicitamente, visto che lo stesso Pietro è stato rimproverato in tal senso). Se poi qualcuno ne sa più della Scrittura… E’ così! Tutto sta, quando si ode l’applauso mondano, nel rendersi conto di essere sulla strada sbagliata e nel cambiare rotta.

Da La voce cattolica (Mensile del Circolo Ragionar cattolico) edizione n° 28 di maggio 2013 - riproduzione riservata  (richiedere autorizzazione a segretario@ragionarcattolico.it)

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