domenica 14 ottobre 2012

AMICI REATINI, CI RIUSCIREMO (AD AVERE LA MESSA TRIDENTINA)!

di Giuliana Calastri

Sono nata, cresciuta e vissuta a Rieti; una vita obiettivamente irreprensibile e “normale”, una fede quieta e senza dubbi. Dubbi? No, forse ne ho sempre avuti, Ma sopiti da una mancanza di scelte. E’ infatti seguito il mio allontanamento dalla Chiesa, causato dalla non soddisfazione nei confronti di un rito che mi annoiava ed innervosiva più che stimolarmi; le sottili, e neanche tanto, sgomitate delle pie donne per acquisire un ruolo: la lettura più lunga, la raccolta delle offerte, ecc.. hanno cominciato a provocarmi un senso di disagio, di non appartenenza, da qui la nascita di una infinità di dubbi, non certo sciolti ma anzi avvalorati dallo squallore delle omelie e del modo di gestire la Santa Messa da parte dei vari parroci. Poi… non oso dire Chi e come lo abbia voluto, c’è stato il mio avvicinamento alla Messa Tradizionale, quella Tridentina. Sapete quando un raggio di sole squarcia le nubi?! Sapete quando vi trovate in un tunnel ed in fondo scorgete finalmente la luce?! Ebbene, ho avuto occasione di assistere alla celebrazione di più di una Messa Vetus Ordo ed ho sentito la profondità, la presenza di Cristo intorno e dentro di me, la serietà di un rito che serietà chiede ed obbliga. Del tutto innocentemente o ignorantemente ho chiesto, tramite il mio parroco, che questa Messa venisse celebrata anche a Rieti – scomodo andare ogni Domenica a Roma – ma indagando anche tra coloro che si dichiaravano favorevoli, ho scoperto che: QUESTA MESSA NON S’HA DA FARE! Ma perché?! – mi sono chiesta. Cosa c’ è di male?! Non è mica in contrasto con la Messa Riformata, ognuno scelga quella che preferisce. Dopo una indagine, neanche troppo breve, ho scoperto le principali obiezioni sollevate contro il Motu Proprio Summorum Apostolum che “ripermette” la celebrazione della Messa tradizionale. La maggior parte delle obiezioni sono sollevate dal clero a da chi gli ruota intorno (leggi: pie donne), ed il rifiuto, ben poco razionale e molto emotivo, è di chi è cresciuto con il mito che solo grazie al Concilio la Chiesa ha trovato coscienza di sé stessa (questa incredibile affermazione è addirittura di Paolo VI), i cattolici sono diventati adulti uscendo da uno stato intellettivo di minorità e la Chiesa ha ritrovato la presenza delle origini. Ebbene, ascoltando, ho capito che è enormemente faticoso riuscire a superare questi pregiudizi intrisi, a ben vedere, di grande superbia nei confronti delle generazioni di credenti che ci hanno preceduto. Ho cercato allora di scoprire le principali obiezioni contro la Messa tradizionale, cercando per quanto possibile alla mia limitatezza, di smantellarle; lascio a voi giudicare.

- Si torna indietro e si nega il CVII che ha voluto la riforma liturgica

Ma come, il latino e il canto gregoriano sono stati tanto raccomandati dal Concilio, che per di più non ha mai chiesto che il prete si girasse verso il popolo! Ok, anche nella nuova Messa ci possono essere il latino e il canto gregoriano, ma quante ne avete mai viste di messe così a parte quelle in TV del Papa?! Non dimentichiamo che i Padri del Concilio celebravano ogni giorno con la Messa tradizionale, e quindi siamo molto più “conciliari” noi che chiediamo una Messa tridentina che questi progressisti che la vedono come il fumo negli occhi e spacciano per un prodotto del Concilio quello che ben pochi dei Padri Conciliari avrebbero non solo voluto ma neanche lontanamente immaginato. E poi che cosa c’è di più conforme al Concilio, che ha promosso il ruolo dei laici, il pluralismo, la tolleranza, che un gruppo di persone che si danno da fare per aggiungere, tra le molte celebrazioni esistenti, la voce ulteriore di una Messa in latino per chi la vuole?

- Gesù non ha mai celebrato in latino.

No, ma si rivolgeva al Padre nella sinagoga pregandoLo in ebraico, una lingua che ai suoi tempi era in disuso.

- Il latino lo capiscono in pochi, i fedeli non capiscono niente della Messa.

Se quasi tutte le religioni del mondo usano una lingua morta forse un motivo c’ è (i musulmani l’arabo classico, gli ebrei l’ebraico – lingua morta fino a 60 anni fa ed ora resuscitata – gli indù il sanscrito, i greco-ortodossi il greco antico e si potrebbe continuare). L’uso di una lingua sacra risponde all’esigenza precisa dell’animo umano: nel rapporto col divino, abbiamo bisogno di entrare in un’atmosfera diversa dalle nostre occupazioni quotidiane. E’ per questo che esistono i templi, le chiese, i recinti sacri che sono diversi dalle case e dagli uffici dove si svolge la nostra vita quotidiana. E’ anche per questo che i nostri cuori sono rivolti al Signore e ci rivolgiamo a Lui con parole che non sono di tutti i giorni e quindi esposte al rischio fortissimo di banalizzazione. Con il Rito in latino ci sentiamo poi uniti con le generazioni innumerevoli dei nostri antenati che in Chiesa hanno sentito e ripetuto quelle medesime parole. Il latino non si capisce?! Forse è anche meglio: a volte la comprensione solo verbale è ingannevole e superficiale, mentre i gesti, il suono, l’atmosfera agiscono molto più profondamente in noi. Non solo: la consapevolezza di aver inteso poco, ci sprona ad accrescere la nostra conoscenza del Mistero. A giudicare dalla diffusa miscredenza (tra i praticanti) nella Presenza reale del Cristo nell’Eucarestia, viene naturale pensare che per l’istruzione religiosa valesse molto di più inginocchiarsi per ricevere la Comunione (come un tempo) che sentire tutti gli “ spiegoni” e i moniti delle Messe attuali. Voglio citare una frase trovata su Facebook: «Se il mondo si regge è per la preghiera di tanta gente anziana e ignorante che in chiesa, con devozione, ripete parole in latino di cui neanche sa il significato e che per queste vengono derise da quelli del mondo». E, d’altra parte, accendete la radio e troverete che i due terzi delle canzoni sono in inglese. Ma quanti in Italia conoscono l’inglese! Evidentemente per apprezzare una bella canzone non è necessario capire il testo (anzi… pensate che orrore se cantassero in italiano!).

- La messa in latino è possibile anche con il nuovo Messale a che serve allora riesumare quello vecchio?

Di Messe di Paolo VI in latino se ne celebrano pochissime (fuori Roma è come cercare un lago nel Sahara), eppure appena ci siamo dati da fare per ottenere una Messa Gregoriana qualche ecclesiastico ci ha offerto una Messa in latino con il nuovo Messale. Ho declinato con cortesia e garbo, ma con molta fermezza, spiegando che per noi non è solo questione di lingua, ma anche, ad esempio, di celebrazione rivolta a Dio (ho tradotto “spalle al popolo” per paura che fingesse di non capire) in cui il prete sta discretamente al suo posto e non è più il protagonista. Il sacerdote rivolto verso il popolo dà l’idea dell’autosufficienza dell’assemblea (cerchio chiuso). Il sacerdote rivolto verso Dio esprime l’andare del popolo verso Gesù avendo per guida il pastore che celebra “in persona Christi”, un popolo che si sente piccolo piccolo e bisognoso di Gesù.

-Gesù nell'ultima cena non dava le spalle agli Apostoli

Potremmo dire che essendo egli stesso Dio non aveva bisogno di rivolgersi a Dio. Ma, a parte ciò, nel banchetto antico tutti i convitati erano seduti dallo stesso lato, non gli uni di fronte agli altri.

- Ammettere la Messa produrrebbe divisioni e contrasti nelle parrocchie.

I fedeli laici, è dimostrato, rispetto alla Messa antica, assumono una di queste due posizioni: o sono interessati (se non altro per curiosità e per cambiare un po’), oppure se ne infischiano del tutto, magari trovano insensato che qualcuno possa avere interesse per un Rito così arcaico, ma una volta capito che il Motu proprio non li riguarda perché non abolisce la Messa in italiano, ma consente una Messa in latino a chi la vuole… «Contenti voi, fatela!»! Problemi possono solo sorgere per colpa di un parroco malevolo che, frustrando le legittime aspettative di fedeli legati alla Tradizione, crei risentimento e li costringa a posizioni di contrasto che, con l’accoglienza giusta e benevola (voluta dal Papa), si evitano alla radice.

- La vecchia Messa è per pochi nostalgici, allontana i giovani e fa diminuire le vocazioni.

Questa obiezione è rara e fatta solo dalle persone veramente ignare dello stato della situazione. Infatti la messa tradizionale è richiesta e ricercata da un numero rilevante di giovani, o relativamente tali; più della metà di quelli che la desiderano hanno meno di 50 anni. E quanto alle vocazioni è assodato esattamente il contrario. I seminari diocesani sono vuoti, mentre quello legati al Rito tridentino non ce la fanno più ad accogliere i giovani.

- La Messa antica nuoce all'unità della Chiesa.

Tutto il contrario: nell’epoca della globalizzazione, poter trovare in ogni parte del mondo una Messa in latino è un magnifico collante dell’unità della Chiesa e consente a tutti di sentirsi a casa. Non so se queste mie parole possano aver almeno instillato il dubbio, ma, ringraziando il Circolo Ragionar Cattolico, spero che anche a Rieti, tra voi miei concittadini che mi conoscete da tanto tempo, si possa creare un gruppo, anche piccolo, ma pronto a battersi per avere, come è suo diritto, una Messa tradizionale; io ci sono, in qualunque momento. Anche noi ci riusciremo!

Da La voce cattolica (Mensile del Circolo Ragionar cattolico) edizione n° 21 di ottobre 2012 - riproduzione riservata  (richiedere autorizzazione a segretario@ragionarcattolico.it)



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