venerdì 12 ottobre 2012

LA VERA E LE FALSE RELIGIONI. CHIARIMENTI DOTTRINALI CIRCA LA SALVEZZA

di redazione

Domenica 10 gennaio, in assenza del parroco, don Giorgio Splendido, è venuto a celebrare la Messa delle 11:15, a Guasticce, un altro sacerdote Nella sua omelia il reverendo ha detto che «la Chiesa insegna che anche i fedeli di altri religioni, anche non cristiane, si salvano purché osservino la legge morale della loro religione». Orbene, nel ribadire l’affetto e la stima che ci legano a questo sacerdote, per amore della verità, siamo costretti a mettere alcuni «puntini sulle i». La Chiesa insegna sì che «anche i fedeli di altri religioni, anche non cristiane, si salvano», ma (e non è cosa da poco) ciò avviene qualora ad essi non sia stata presentata la fede cattolica. Se dunque – e questo è ciò che ha omesso di dire il nostro amico sacerdote – ad una persona è stata presentata la fede cattolica e questa l’ha deliberatamente rifiutata, questa persona ordinariamente non si salva. Diverso, per esempio, è il caso del pigmeo che non sa nemmeno dell’esistenza del cattolicesimo. Ma se un protestante o un ebreo, per esempio, dopo che gli è stato presentato il cattolicesimo lo rifiuta, questi – giova ripeterlo – ordinariamente non si salva. Vi chiederete il perché di questo avverbio, già citato due volte. Per la salvezza esistono due vie: una ordinaria e certa, l’altra straordinaria ed incerta. La via ordinaria e certa di salvezza è la religione cattolica, ivi compresa l’eccezione di cui sopra dei «fedeli di altri religioni che non conoscano, non per loro colpa, Cristo». Ciò non toglie che il Padreterno possa decidere (spetta a Lui evidentemente) di salvare anche un ebreo o un protestante che hanno colpevolmente rinunciato al cattolicesimo, ma questo non è assolutamente certo, anzi… in termini percentuali è assai più probabile il contrario. Questa è dunque la via straordinaria alla salvezza, come detto molto incerta ed improbabile, seppur in via ipotetica non escludibile a priori. Dire dunque, senza queste precisazioni che non sono dettagli ma corposa sostanza, che «la Chiesa insegna che anche i fedeli di altri religioni, anche non cristiane, si salvano» senza precisare che ciò avviene se questi (i fedeli di altri religioni) non hanno conosciuto senza colpa il cattolicesimo oppure – ma sono casi quasi di scuola – che si salvano anche, per singolare, rara ed improbabile grazia, coloro che lo hanno rifiutato colpevolmente, ma sono appunto casi improbabilissimi, ci è sembrato pericoloso, tant’è che si sono rese necessarie queste precisazioni. Quanto alla seconda parte della frase del curato («purché osservino la legge morale della loro religione») non ci risulta figuri in nessun documento della Chiesa. Anche su questa è necessario spendere qualche parola. Innanzitutto se un «purché» c’è, è quello esposto poc’anzi, ossia «purché l’ignoranza della vera religione non dipenda da loro colpa». In secondo luogo non si può ridurre la religione a regole di condotta, ancorché di condotta morale. In altre parole a Dio non interessa (solo) che si osservino determinati comportamenti morali, a Dio interessa che lo si conosca e lo si ami come Egli è. Ed è quantomai evidente che conoscere il «dio» dei musulmani o conoscere il Dio dei cattolici è cosa quantomai diversa. Ulteriore considerazione: le morali delle diverse religioni sono spesso antitetiche l’una con l’altra. Ergo, può Dio essere così schizofrenico da dire che «anche i fedeli di altri religioni, anche non cristiane, si salvano purché osservino la legge morale della loro religione»?! Può la Chiesa essere così schizofrenica?! Evidentemente no. Casomai occorreva dire: «anche i fedeli di altri religioni, anche non cristiane si salvano purché ignorino la vera religione e tale ignoranza non dipenda da loro colpa e nonostante osservino la legge morale della loro religione che è erronea e deviante». Dunque nonostante osservino la legge morale della loro religione, altro che purché. Non ce ne voglia l’amico sacerdote, cui giova ribadire che va tutto il nostro affetto e rispetto, ma tali precisazioni, soprattutto viste e considerate le derive relativistico-progressiste di buona parte della “platea” che l’ascoltava e della stragrande maggioranza degli “impegnati in parrocchia”, per amore della verità, ci sembravano doverose. Sia dunque chiaro a tutti che la via ordinaria della salvezza è una sola: extra Ecclesiam nulla salus (al di fuori della Chiesa non c’è salvezza), almeno in via ordinaria. Se poi qualcuno ama giocare alla roulette russa con la propria anima…

Da La voce cattolica (Mensile del Circolo Ragionar cattolico) edizione n° 4 di febbraio 2011 - riproduzione riservata  (richiedere autorizzazione a segretario@ragionarcattolico.it)

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