domenica 14 ottobre 2012

MAGISTERO E TEOLOGI, POLITICA E MAGISTRATURA

di Francesco Bernardini

Leggendo questa estate un libro della prof.ssa Maria Guarini La Chiesa e la sua continuità Ermeneutica e istanza dogmatica dopo il Vaticano II ho avuto modo di fare alcune riflessioni, che desidero condividere con voi. Inizio con questo passo: «Dal succo dei suoi studi seri e appassionati, oltre ad emergere la globalità e la serietà della crisi che ha investito la Chiesa, si evidenziano le ragioni prossime e remote […] Amerio afferma che il Magistero è stato abbandonato dai vertici della Chiesa per lasciarlo in mano ai teologi. E purtroppo la cultura divenuta egemone è forgiata da teologi che si definiscono cattolici e che di fatto insegnano l'opposto di quello che la Chiesa insegna (o forse insegnava?)». Sarà un caso ma è lo stesso problema e rapporto che è nato tra politica a magistratura. Il vuoto della politica (per la sua ricattabilità e/o per mancanza di obiettivi) è stato riempito, agendo al di fuori delle norme e delle consuetudini, dall’intervento della Magistratura che ha svolto un “servizio” di supplenza, magari anche richiesto da certa politica. Passando alle vicende della Chiesa, il parallelo salta agli occhi; non è possibile che una “casta” che era abbastanza ai margini della Chiesa, non avendo alcun potere effettivo, al contrario della Magistratura, abbia potuto arrivare a condizionare la Chiesa nella Sua Fede come è storicamente avvenuto e Amerio afferma, senza la connivenza e/o l’appoggio di certi – non è possibile stabilire quanti e quali – ambienti magisteriali. Le ragioni che hanno portato a questa situazione si abdicazione della Gerarchia possono essere molte ma quelle più evidenti sono:

La mancanza di motivazioni reali a combattere la battaglia contro “l’intellettualizzazione” della Fede. Le ragioni dovevano essere quelle della difesa della Tradizione e della Fede semplice (ma pura) dei fedeli, ma evidentemente, o per pigrizia, o per rispetto umano, o per convinzioni personali, certe motivazioni non c’erano.

Evidentemente l’attrazione modernista (nel senso di cronolatria) ha avuto più peso della Fede nella Chiesa in certa Gerarchia. Qualche senso di colpa può aver spinto molti alla scelta sbagliata.

Probabilmente il quieto vivere, il volemose bene, il rifuggire ogni metodo di condanna come la peste ha completato l’opera.

Ovviamente buona parte della Gerarchia ha preferito far fare il lavoro sporco ai teologi anziché impegnarsi in prima persona dedicandosi (tale Gerarchia) al lavoro di quinta colonna.

Mi vengono in mente le vicende ecclesiali riguardanti il Catechismo olandese e l’accoglienza (si fa per dire) della Humanae Vitae che saranno, spero, svelate nei loro retroscena. La mia esperienza personale, durante processi regolari o sommari subiti, è che i vescovi si guardano bene dallo sposare tesi teologiche ben al di là dell’idiozia, ma cercano sempre di salvare con “sebbene”, “quantunque”, “ma anche” le capre della Ortodossia con i cavoli delle affermazioni di certo clero teologante quantomeno lasciato a briglia sciolta.

Da La voce cattolica (Mensile del Circolo Ragionar cattolico) edizione n° 20 di settembre 2012 - riproduzione riservata  (richiedere autorizzazione a segretario@ragionarcattolico.it)

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