domenica 14 ottobre 2012

RAGAZZI CHE RICEVONO I SACRAMENTI, MA DI DOTTRINA CATTOLICA NON SANNO NIENTE / SE QUESTI SONO I CATECHISTI (E SE I PRETI LO PERMETTONO) È NORMALE CHE LE CHIESE SIANO VUOTE

di Giuliana Calastri

Il fatto che vado a narrare è assolutamente autobiografico ed esprime solo la punta dell'iceberg di quello che mi sta capitando da qualche anno a questa parte. Per ovvi motivi non faccio il nome del mio interlocutore, ma penso che possa essere identificato in uno qualunque della stragrande maggioranza dei nostri studenti sedicenni e non solo. A chiarimento del tutto sono una professoressa di lettere in pensione da due anni ma con un inguaribile amore per i ragazzi e la cultura. Un giorno di febbraio, presso lo studio della mia abitazione, scrivania, libri, quaderni, un’immancabile matita, io che spiego la storia dell’Impero Romano d’Oriente, mi lancio affascinata su Bisanzio, la sua cultura, lo splendore, la magnificenza, ad un giovane che chiamerò Giovanni. Ne scaturisce un dialogo interessante, che riporto qua di seguito.

Giuliana: «La politica religiosa di Giustiniano rifletteva la convinzione imperiale che l’unità dell’Impero presupponesse incondizionatamente l'unità della fede e questa fede poteva essere soltanto l’ortodossia. Giovanni è chiaro fin qui come l’Imperatore volesse prendere nelle sue mani sia il potere politico che quello religioso, tanto che si parla di cesaropapismo?!»

Giovanni (occhi alla Verdone, rivolti verso l' alto): «Mmmhhh… insomma! Cioè, praticamente... Prof, ho capito tutto ma non so che è l’ortodossia!»

Giuliana: «Mio caro, ma quante volte avrai sentito dire questa parola anche in altri contesti?! Sforzati!»

Giovanni (occhi sempre più alla Verdone): «Ha niente a che vedé con l' orto di mio nonno?»

Giuliana: «Nooo! Per carità, assolutamente nulla! Ortodossia è una parola rivolta a chi è rigido osservante di un principio, di una dottrina, di un sistema. E’ chiaro ora? Giustiniano ritenne opportuno promulgare per legge il suo Credo nella Trinità e nell’Incarnazione in quanto alla base della Redenzione».

Giovanni: «Aspetti prof… che è la Trinità?!

Giuliana (dopo un momento di sbandamento, in cui mi sento vacillare, non so come riprendere in mano la situazione, sono attonita e sbigottita): «Giovanni, ti sei mai fatto il segno della croce?»

Giovanni: «Boh, penso di sì, ma l’ultima volta che sono stato in Chiesa è stato quando ho fatto la Prima Comunione. Che festa prof e che magnata! Poi, se devo essere proprio sincero, non so neanche che significa incarnazione e Redenzione».

Giuliana (non sapevo se piangere sconsolata o ridere in modo isterico): «Giovanni, mi dici che hai fatto la Prima Comunione, quindi sei andato a catechismo?!»

Giovanni: «Sì, prof, per tre anni».

Giuliana: «E il catechista di che cosa vi ha parlato?»

Giovanni: «Boh, prof… era una pizza tale! E chi lo stava a sentire! Nessuno di noi ragazzi era interessato, non aspettavamo altro che finisse, tanto parlava da solo, mica gli interessava che noi ascoltassimo, e ci facevano pure pagare 20 euro per il riscaldamento».

Giuliana: «Giovanni, hai mai sentito parlare di peccato originale?»

Giovanni: «Originale in che senso?

A questo punto mi sono cadute le braccia e mi sono arresa. Non avevo più parole, non sapevo da che parte incominciare anche perché mi sono chiesta: ma questo è mio compito?! Non mi sto arrogando un servizio che non mi compete e che dovrebbe essere invece svolto in modo molto più esaustivo da parte di chi ne è stato preposto?! Ora, io sono una insegnante, con limiti e competenze ben precise per le quali sono disposta a rispondere in prima persona; cerco di curare ed ampliare le menti; di consentire ai miei ragazzi una realizzazione in questa vita che li faccia sentire utili e soddisfatti di se stessi. Ma – mi chiedo – dove stanno le persone preposte a preparare i nostri ragazzi in maniera molto maggiore rispetto a quello che può fare la scuola?! O, almeno, in sinergia con quello che fa la scuola?! A seguirli, a spronarli per la fede, per un impegno morale verso sé stessi e gli altri onde consentire che la loro crescita, si realizzi in modo completo, armonico, propositivo?! Il mio discorso non vuole essere polemico, ma penso che in questo squallido quadro che ci offre la gioventù dei nostri giorni, in cui l’ignoranza si coniuga con il menefreghismo e la prepotenza, sia giunto il momento in cui le istituzioni, e con questo intendo scuola, famiglia e, non ultima, la Chiesa, reidentifichino i propri ruoli e se ne assumano la responsabilità. Per concludere: basta con i genitori amici, che facciano i genitori! Basta con gli insegnanti che in classe tutto fanno meno che insegnare! Basta con le comunità ecclesiali e parrocchiali che invece di alimentare la fede, la spiritualità, fanno allontanare da sé i comunicati il giorno dopo la Prima Comunione.

SE QUESTI SONO I CATECHISTI (E SE I PRETI LO PERMETTONO) È NORMALE
CHE LE CHIESE SIANO VUOTE

Continuate a cacciare dal Catechismo i catechisti ortodossi; avrete Chiese ancora più vuote!

di Diego Vanni

Premesso per le menti troppo campanilistiche che ciò che scrivo inerisce una situazione generale (il mondo non è Guasticce, anche se a molti fa comodo leggere tutto ciò che si scrive in questa chiave), che dire?! E’ molto più comodo, molto più trandy, far fare tutt’altro ai ragazzi del Catechismo! Dottrina cattolica?! Ma no! Facciamoli ritagliare, colorare, disegnare, dipingere, facciamo far loro cartelloni, lavoretti… Parliamo loro dell’amore, della solidarietà, dell’amicizia, del Terzo Mondo. Gesù Cristo?! Non sia mai! Le altre verità della fede?! No! L’ortodossia – per riprendere un contenuto dell’articolo – disturba! Magari qualche famiglia non iscrive il proprio figlio al Catechismo se sa che “in cattedra” c’è il catechista ortodosso! Mentre se sa che ritagliano o colorano… Ma il risultato qual è?! Non avviene l’unica cosa che dovrebbe avvenire a catechismo: la testimonianza, la trasmissione della Dottrina della Fede. Quand’è così, nella migliore delle ipotesi le Chiese vuote sono una logica conseguenza di una simile “politica catechetica”; nella peggiore, una punizione del Padreterno! Eh sì! Taluni si credono più furbi del Padreterno: «Vuoi mettere un catechismo come lo faccio io?! Più à la page; più trendy (quindi: più commerciale, nda)! Altro che parlare di peccato, del Demonio, di penitenza!». Peccato per loro che il Padreterno sia decisamente più furbo di loro – banalizzando – e che li ripaghi come si meritano: rendendo completamente sterile la loro azione! «Chi non è con Me è contro di Me, e chi non raccoglie con me, disperde» (Mt 12,30).

Da La voce cattolica (Mensile del Circolo Ragionar cattolico) edizione n° 15 di marzo 2012 - riproduzione riservata  (richiedere autorizzazione a segretario@ragionarcattolico.it)

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