sabato 13 ottobre 2012

CAPIRE E NON CAPIRE. ALCUNE RIFLESSIONI SU "NOVUS" ET "VETUS" ORDO MISSAE

di Francesco Bernardini

Molto spesso si sente parlare della celebrazione della S. Messa secondo il rito di San Pio V (Messa in latino o VOM) senza cognizione di causa, senza aver mai assistito ad una celebrazione (almeno le persone con meno di 50 anni di età) o solo con le esperienze, ormai remotissime, avute da chi come me, ne ha più (e molti di più) di 50. Uno degli attacchi mossi contro la Messa antica o VOM, spesso in malafede come ha fatto recentemente Famiglia Cristiana, è quello secondo cui l’uso della lingua latina impedirebbe alla gente di capire. Occorre allora chiarire alcuni concetti, alcuni pratici ed altri un poco più profondi. In realtà si possono comperare messalini contenenti l’Ordinario della Messa antica con le parole del rito in latino (sulla sinistra) e con la traduzione in italiano (sulla destra). Io ne ho uno e l’ho pagato 7 euro. Ma di solito sono messi a disposizione dei fedeli che li possono trovare in Chiesa. Il rito della “Messa di Sempre” (VOM), per chi non lo ricorda o per chi non vi ha mai assistito, è molto più teocentrico del NOM, per cui le parole dette dal Celebrante e che i fedeli ascoltano e quelle dette dai fedeli in risposta al Celebrante sono assai meno nel VOM che nel NOM. Questo fa si che dopo 3 o 4 celebrazioni ogni fedele impari a memoria le parti da “dire” in latino. Oltretutto le parti più lunghe (Gloria e Credo) sono comunque generalment conosciute perché spesso cantate in latino anche nel rito NOM (vedi in Cattedrale a Livorno). Le 2 letture del rito VOM (anziché le 3 del NOM) sono lette o rilette in italiano Si potrebbero portare altre considerazioni pratiche per confutare il luogo comune secondo cui la gente non capirebbe il VOM, ma preferisco, anziché confutare obiezioni pretestuose, per non dilungarmi, fare una riflessione suggeritami recentemente da un amico. La liturgia non è uno spettacolo teatrale, nel quale si debba ascoltare e comprendere ogni singola parola. La liturgia serve a farci penetrare, mediante il suo apparato di segni visibili, nelle realtà divine che in essa si celebrano. Per questo il sacerdote si spoglia dei suoi abiti quotidiani e si riveste dei sacri paramenti, per questo la celebrazione segue un rito codificato, per questo i cristiani si riuniscono in un luogo apposito e diverso da tutti gli altri, la Chiesa. Si comprende facilmente, allora, come la partecipazione alla liturgia debba avvenire in primo luogo a livello interiore, con la comprensione profonda e personale del mistero che si celebra, con l'elevazione della mente a Dio, autore di tali misteri. Un rito che favorisce il senso esteriore del sacro, ne agevola la percezione interiore. Viceversa, un rito che, a causa dell'impiego di elementi troppo legati alla realtà quotidiana, non marca adeguatamente la differenza tra sacro e profano, non riesce a far penetrare adeguatamente il fedele nella dimensione del mistero. Il risultato è una liturgia che ha per oggetto, non più Dio, ma la comunità stessa, che finisce per celebrare valori (o, talvolta, disvalori) esclusivamente umani, rispetto ai quali Dio o si trova in disparte (come i crocifissi nelle chiese moderne) o è del tutto escluso. In altre parole, celebrare la liturgia attingendo le sue principali caratteristiche dalla realtà profana (lingua corrente, canzonette, improvvisazioni, mortificazione del simbolismo) significa scadere nell'autoreferenzialità, e invogliare le persone ad abbandonare la pratica religiosa: infatti, se in chiesa trovo le stesse cose (o, meglio, un surrogato delle stesse cose) che mi offre il mondo, perché dovrei andarci? Spero che questa mia riflessione contribuisca a far sì che qualcuno voglia “provare” questa Messa (penso che scoprirà un tesoro) o comunque fare ulteriori riflessioni sull’argomento. Per quanto mi riguarda tornerò sull’argomento. Chi volesse fare l’esperienza sappia che la S. Messa in rito antico (VOM) si celebra ogni domenica alle ore 11 nella Chiesa di S. Maria Assunta in Torretta a Livorno (accanto alla Caritas).

Da La voce cattolica (Mensile del Circolo Ragionar cattolico) edizione n° 6 di aprile 2011 - riproduzione riservata  (richiedere autorizzazione a segretario@ragionarcattolico.it)

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