venerdì 12 ottobre 2012

LA CRISI DELLA FEDE E QUELLA DELLA LITURGIA

di Francesco Bernardini

Pensavo in questi giorni alle due crisi che attanagliano la Chiesa Cattolica, perché di crisi si tratta e solo chi fa la politica dello struzzo non le vede: la crisi della Santa Liturgia e la crisi della Fede. Se qualcuno mi vuole affibbiare il titolo di “profeta di sventura” me la prendo con gioia, visto che tale qualifica, prima di me, se la son presa i pastorelli di Fatima e l’attuale Pontefice. La domanda che mi ponevo è quella classica: quale delle due crisi è nata prima? Quella della Liturgia o quella della Fede? Sono arrivato a farmi una mia personale opinione su cui sarebbe bello se interveniste in gran numero: la prima crisi è stata quella liturgica perché tale crisi è avvenuta per mancanza di prospettive di Fede, nel senso che si è lasciato che andasse avanti il processo di secolarizzazione anche nella Liturgia. L’eresia dell’umanesimo religioso, che nasce dalla pretesa dell’uomo di potersi salvare da solo, è passata dalla teologia alla liturgia senza che nessuno opponesse resistenza e, passando l’eresia nel campo liturgico, ha cominciato a mietere “vittime” anche nella gente che di teologia non si era mai interessata, colpendo ogni strato della popolazione. Per fare alcuni esempi mi vorrei riferire alla parte della Sacra Liturgia che è più importante e che più ci riguarda: ovvero quella della celebrazione della Santa Messa. Quante volte abbiamo sentito dire che certe cose, certe iniziative, prese durante la celebrazione del Mistero Eucaristico, erano carine, simpatiche, “attiravano i bambini”, rendevano tutto più gioioso, etc..? La prima considerazione da fare è quella sull’eresia dell’umanesimo cristiano: si pretende cioè di dare giudizi su qualcosa che è sicuramente nella esclusiva competenza del Signore Gesù Cristo, pensando di essere più bravi di Lui. Questa competenza, beninteso, Gesù l’ha demandata alla Santa Chiesa. C’è tuttavia qualcuno, fra questi uomini di Chiesa (la distinzione fra Chiesa e uomini di Chiesa è fondamentale) che ha creduto, ritenendosi più furbo del Padreterno e della Chiesa stessa di cui fa parte, di rendere la liturgia più “appetibile” di quanto non avessero fatto il povero Padreterno (evidentemente meno acuto dei nostri amici) e la povera Chiesa. I risultati si sono visti: la liturgia è stata ridotta ad una carnevalata, ad uno show, ad una buffonata antropocentrica, in barba a qualsiasi elementare norma liturgica. Così, la presenza alla Santa Messa si è ridotta ai minimi termini (bambini inclusi) la gente, lungi dall’esser divertita (a Messa bisogna divertirci?!), è risultata insofferente alle squallide ripetizioni di cose trite e ritrite e agli scimmiottamenti delle ultime mode. L’antropocentrismo delle nostre celebrazioni risulta ancora più evidente se si pensa alla collocazione del celebrante e della Eucarestia nelle nostre Chiese: il celebrante al centro dell’attenzione e Gesù relegato in angoli improbabili, quando non addirittura fuori della chiesa, in una stanza periferica. E qui viene in mente quella frase profetica (e quindi evidentemente ispirata) del cardinal Pacelli (futuro Pio XII): «Nelle nostre Chiese i cristiani cercheranno invano la lampada rossa dove Dio li aspetta. Come Maria Maddalena, in lacrime dinanzi alla tomba vuota, si chiederanno: “Dove lo hanno portato?”». Frase, questa, guarda caso ricollegata al Segreto di Fatima. Chi ha partecipato alla nostra conferenza del 17 dicembre scorso, certamente avrà chiaro il perché. Le omelie, poi?! Trasformate ormai o in cose prive di interesse (lezioni di galateo, raccomandazioni psicologiche, esaltazione dei buoni sentimenti) o in cose strambe e ad effetto, dette per creare sorpresa e per strappare applausi (che qualche volta vengono concessi, ancora in barba alla sacralità della liturgia), oppure ancora in cose scontate a cui nessuno ormai presta più attenzione alcuna. La fede non poteva non subirne le drastiche conseguenze. Spero che queste mie osservazioni destino l’interesse di qualcuno e che da questo possa nascere un approfondimento. Chi volesse intraprendere questo dialogo lo può fare tramite il giornalino, nella certezza di veder concesso spazio ad ogni intervento senza veli o censure.

Da La voce cattolica (Mensile del Circolo Ragionar cattolico) edizione n° 2 di dicembre 2010 - riproduzione riservata  (richiedere autorizzazione a segretario@ragionarcattolico.it)

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