venerdì 12 ottobre 2012

GIUDA, L’IDEA SBAGLIATA SU GESÚ E IL PROGRESSISMO ODIERNO

di Diego Vanni

I peccati di Giuda? Due: anzitutto un’idea sbagliata che si era fatto su Gesù (ma era cosa rimediabile) e, in secondo luogo, il suo suicidio. Vediamo di approfondirli entrambi e di capire in che modo questa idea sbagliata che l’Apostolo traditore si era fatta su Gesù c’entri con il progressismo dei giorni nostri. E partiamo proprio da qui: dall’idea sbagliata che Giuda si era fatto di Gesù. Com’è noto, infatti, gli Apostoli (e Giuda non fa eccezione) lasciarono tutto, famiglia compresa, per la sequela di Gesù, per seguire il Divin Maestro. Non è una scelta facile abbandonare tutto, soprattutto la propria famiglia. Ma gli Apostoli lo fecero. Per quale ragione? Dicevo poc’anzi «per seguire il Divin Maestro». Ma c’era negli Apostoli la consapevolezza della divinità di Cristo? Ossia: c’è sempre stata? Già solo il fatto che alla domanda di Gesù «La gente chi dice che io sia?» e poi «E voi chi dite che io sia» risponda solo Pietro (e con la risposta teologicamente più corretta che potesse dare, non a caso «né la carne, né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli»), dicendo: «Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente», la dice lunga, forse, sulla consapevolezza degli Apostoli circa l’identità di Gesù. Ma ammettiamo pure che gli altri abbiano taciuto semplicemente perché Pietro è stato più rapido a rispondere. Sicuramente non c’era in Giuda questo tipo di consapevolezza. Giuda probabilmente considerava Gesù alla stregua di un rivoluzionario che sarebbe dovuto diventare una sorta di leader indipendentista che avrebbe liberato finalmente la Palestina dall’occupazione e dal dominio romano. Va da sé che se si ha una simile idea di Gesù, quando poi quel Gesù ti annuncia che deve morire… beh! Non ci si rimane bene! In un attimo, quando capisci che veramente colui nel quale avevi riposto le speranze andrà a morire e tutto dunque finirà, ti crolla il mondo addosso. Il sogno di una vita per il quale avevi abbandonato tutto, famiglia compresa, va in frantumi. E sopraggiunge la disperazione, dunque il Demonio, la cui via d’entrata nell’animo umano è quasi sempre la disperazione. Com’è andata a finire lo sappiamo: Giuda va dai sommi sacerdoti, “vende” Gesù per trenta denari, dà indicazioni alle guardie del sinedrio («Quello che bacerò è lui, arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta»), le conduce all’orto del Getsemani dove Gesù era in preghiera, lo bacia e lo fa arrestare. Il processo del sinedrio, il processo di Pilato e via dicendo fino alla croce, alla morte. Dunque: un’idea sbagliata su Gesù! L’idea di Gesù non come Messia e Redentore, non come Verbo incarnato ed unico salvatore dell’uomo, non come del Cristo, il figlio del Dio vivente, ma un’idea di Gesù come liberatore politico dal potere romano. Quante volte anche oggi facciamo quest’errore! Quante volte anche oggi, in piena deviazione dottrinale progressista, ci facciamo questa idea così immanentistica di Gesù? Il Gesù filosofo, il Gesù politico, il Gesù del sociale, il Gesù ecologista e chi più ne ha più ne metta (anzi no, cretinate su Gesù ne sono già state dette più che a sufficienza)! Quante volte lo riduciamo a ciò che non è. Ma «Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente»! Gesù è il Verbo fatto carne per la salvezza degli uomini, per la salvezza eterna. Smettiamo di tirarlo per la giacchetta di qua o di là, come fanno i politici con il Presidente della Repubblica. Smettiamo di fargli dire ciò che Egli non ha detto, di farlo passare per ciò che Egli non è! Come cattolici abbiamo il dovere di testimoniarlo come Messia, come il figlio del Dio vivente, come Dio in persona, generato, non creato della stessa sostanza del Padre! E se non lo facciamo, se riduciamo la sua infinitezza divina per piegarlo alle nostre finitezze umane ne risponderemo di fronte al Tribunale di Dio, dopo la morte, al momento del giudizio finale. E, in conclusione, il secondo aspetto, accennato in apertura di articolo: il suicidio. Che poi, forse, è la diretta conseguenza del primo errore (l’idea sbagliata su Gesù). Giuda si suicida, forse, proprio perché non ha capito chi era Gesù. Lo avesse capito avrebbe agito diversamente perché avrebbe compreso che con Lui è vinta ogni disperazione. Mentre il suicidio è l’espressione più tremenda e drastica della disperazione. A ben vedere infatti la pregnanza teologica devastante del suicidio è proprio questa: il suicidio (peccato di gravità inaudita che espone enormemente al rischio della dannazione eterna), è l’asserzione della (presunta) impotenza di Dio nel dare un senso ed una speranza alla tua vita, nonché il misconoscimento di Dio come Signore e padrone assoluto della vita dell’uomo.

Da La voce cattolica (Mensile del Circolo Ragionar cattolico) edizione n° 5 di marzo 2011 - riproduzione riservata  (richiedere autorizzazione a segretario@ragionarcattolico.it)

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