venerdì 12 ottobre 2012

COME INFERNO E PERDONO DIVINO SI POSSANO CONIUGARE

di Diego Vanni

Serata comune al bar. Un amico mi chiede: «Ma perché, se Dio perdona, esiste l’Inferno?» Provo a dargli alcune spiegazioni, che replico anche in questa sede, sotto forma di articolo e dunque a beneficio di tutti i lettori di questo mensile Innanzitutto va detto che già la domanda del mio amico, in questa formulazione, non è precisa perché Dio non perdona sempre, essendo imperdonabile, come scritto nella Sacra Scrittura, il peccato contro lo Spirito Santo, ma, vista la scarsità nella preparazione scritturistica e teologica di tanti prelati, al mio caro amico non se ne può certo fare una colpa. Fatta dunque questa sintetica presmessa, occorre rilevare come l’inferno sia sì la negazione del perdono, ma non tanto la negazione della concessione del perdono da parte di Dio, quanto piuttosto la negazione della volontà di esser perdonato da parte del peccatore; che non è proprio una differenza marginale. Il perdono, infatti, presuppone l’umile richiesta di perdono, la capacità di annichilirsi chiedendo scusa. Ed è evidente che questi aspetti nel peccatore che finisce all’Inferno non ci sono; questa richiesta di perdono a Dio proprio non c’è! Non solo: manca, nel peccatore che finisce all’Inferno la contrizione, il dolore spirituale dovuto all’aver offeso Dio. Al mio amico ho fatto questo esempio: se, in una coppia di fidanzati, uno offende l’altro e questi soffre per questa offesa, da parte dell’autore dell’offesa c’è un dolore spirituale per aver recato dolore alla persona amata. Questo dolore per aver ferito l’altro è indice, di per sé, che si ama l’altro e che si soffre per averlo ferito. Idem con Dio: la sofferenza per il peccato, la contrizione interiore, il dolore spirituale per aver offeso Dio sono la riprova che il peccatore tiene a Dio. E dunque, se questo dolore non c’è, ciò è il segno evidente che questo peccatore non ama Dio perché non soffre per la sofferenza causata a Dio. Se dunque questo peccatore non ama Dio perché dovrebbe voler entrare nel Regno di Dio, nel Paradiso?! Se Dio lo obbligasse ad entrare nel suo Regno si tratterebbe di un atto di violenza da parte di Dio. Dunque, il peccatore non contrito che non ama Dio finisce nell’unico luogo dove Dio non c’è: l’Inferno. «Ecco dunque come si coniugano Inferno e perdono», ho concluso al mio amico, che è rimasto soddisfatto della spiegazione: «non fa una piega», ha detto. La discussione, poi, chiarito come si coniughino Inferno e perdono divino, si è spostata sull’Inferno in sé e sulla paura dell’Inferno. Anche qui ritengo utile riportare in questo articolo alcuni passaggi. Inizio con quanto detto da una catechista durante una riunione per noi catechisti. Questa donna ha commentato l’affissione dei manifesti sull’Inferno a Guasticce in occasione della conferenza organizzata dal Circolo Ragionar cattolico proprio su questo tema, così: «Mia figlia si è spaventata!». Alcune considerazioni, che ho condiviso anche col mio amico. La nostra amica catechista, infatti, non penso che sia preoccupata dal fatto che sua figlia sia spaventata da un precipizio o da delle armi da fuoco o roba simile! Anzi! Se sua figlia è spaventata dal precipizio si terrà certamente distante da esso. Se sua figlia è spaventata dalle armi da fuoco, certamente si terrà distante da esse. Ed è un bene, evidentemente. Così come è un bene che si tenga lontana dal Demonio e dalle sue seduzioni! Ma per tenersi lontana dal Demonio è necessario averne paura. Crederne l’esistenza ed averne paura. Come nelle cose materiali, così anche in quelle spirituali la paura è un sentimento assolutamente razionale perché funzionale a tenersi a distanza dal pericolo. La troppa spavalderia, l’eccessiva baldanza (che sono proprio le conseguenze dell’assenza della paura e della troppa fiducia in sé) conducono spesso nella trappola mortale. Tanto per il corpo, quanto per l’anima.

Da La voce cattolica (Mensile del Circolo Ragionar cattolico) edizione n° 6 di aprile 2011 - riproduzione riservata  (richiedere autorizzazione a segretario@ragionarcattolico.it)

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