domenica 14 ottobre 2012

LE VERITÁ DELLA FEDE DI CUI DIFFICILMENTE SENTIRETE PARLARE NELLE OMELIE

di Diego Vanni

Devo anzitutto premettere – vista la scarsa attitudine moderna a prestare attenzione a cosa è stato detto e la correlativa inclinazione a fare congetture sulla persona a cui eventualmente si possa riferire quanto detto o sulla persona che l’ha detto (anche se non è questo il caso, trattandosi di un articolo firmato) – che ciò che sto per dire non riguarda una persona, un prete, ma moltissime persone, moltissimi preti. A me fare personalismi non interessa affatto, anche perché so ben scindere la dimensione umana da quella dottrinale o ideologica. Tanto che ho amici carissimi che la vedono diversissimamente da me, ma ai quali voglio bene in maniera sincera. Ergo: guerre personali io non ne faccio. Mai. Riflessioni oggettive su ciò che accade, sì. Ciò premesso, veniamo al dunque. Come già spiegato nel titolo, ritengo che vi siano delle verità della fede decisamente sottaciute nella stragrande maggioranza delle omelie. Lo stesso Papa recentemente – tanto perché non mi si dia della «voce fuori dal coro» - ha avuto assai da ridire su certa omiletica. Ma quali sono queste verità della fede decisamente sottaciute nella stragrande maggioranza delle omelie? Provo ad elencarle.

L’Inferno

Qualcuno ne sente più parlare?! No. Quasi non fosse una verità della fede, quasi non esistesse questo luogo/condizione dell’anima di tormento, di privazione di Dio, di angoscia, di sofferenza eterna, non se ne parla più. I preti non ne parlano più, né nelle omelie, né in altro ambito, liturgico od extraliturgico. E se per caso venisse in mente al catechista, quindi al laico, di parlarne, povero lui: si becca anche il rimprovero. Quasi non fosse, piaccia o meno, un punto centrale della Dottrina della Fede; quasi Gesù non ne avesse parlato (lo ha fatto, eccome!); quasi non vi fosse un rischio (fattibilissimo) di andarci a finire, non se ne parla. Certo clero, più improntato al marketing – della serie: «Dio è amore» (vero); «Dio perdona sempre, sempre!» (falsissimo: il peccato contro lo Spirito Santo è imperdonabile e anche gli altri peccati non sono perdonati e rimessi in automatico, ma occorre il pentimento sincero, l’Assoluzione sacramentale e il proposito di non commetterlo più) – che alla difesa della Dottrina della Fede ne tace. Forse convinto che, non spaventandola, la gente venga di più (o più volentieri) in Chiesa. Sciocco convincimento! Innanzitutto perché un prete che taccia punti essenziali della Dottrina della (anche sua) Fede non ha molta credibilità. E poi perché, volenti o meno, la gente ragiona così (e forse non è nemmeno sbagliato): «Dio perdona tutto?! L’Inferno non esiste?! Non c’è rischio di andarci a finire perché non esiste?! E allora che ci vado a fare in Chiesa?! A scaldar la panca?!» Perché prendere l’antibiotico se non c’è l’infezione batterica?! Perché prevenire un qualcosa che non potrà mai verificarsi?! Perché limitarsi nell’ingerimento di zuccheri se tanto non c’è rischio che ci venga il diabete?! Piccoli esempi di medicina – una scienza logica, grazie al Cielo a differenza di certe ideologie o di certo marketing – che rendono bene l’idea. La gente ragiona così, piaccia o meno. E – ripeto – forse (o quasi certamente) non sbaglia a ragionar così: è sillogistico. Ci pensino, questi preti! Non ne traggono vantaggio loro a non parlare dell’Inferno (peccano di omissione nella trasmissione e predicazione della Dottrina della Fede); non ne trae vantaggio la gente (che ragiona come poc’anzi detto; non va in Chiesa, non teme più il peccato e si espone al rischio dell’Inferno che, volenti o meno, esiste).

Il Demonio

Altro argomento tabù, connesso al precedente, è il Demonio! Altra verità della fede taciuta. Ancora una volta perché non in armonia con certa politica di marketing a cui dà luogo (con risultati numerici e spirituali tremendi) certo clero. «Dio è amore», assunto più come slogan pubblicitario che come verità teologica, è più trandy. Al solito: quasi non fosse una verità fondamentale della Dottrina della Fede; quasi Gesù non ne avesse parlato e non avesse avuto a che farci personalmente (i giorni nel deserto, gli esorcismi ai posseduti dell’epoca…), nell’omiletica moderna se ne tace. O, peggio ancora forse, se ne parla in maniera distorta e immanentistica. Così il Demonio – l’ho sentito personalmente dire, molti anni or sono, ad un prete nell’ambito di una conferenza nella Chiesa del mio paese – è il potere romano cui era sottoposta la Palestina dell’epoca. Oppure il Demonio è ilcapitalismo. O lo sfruttamento minorile. Mica che lo sfruttamento minorile sia accettabile, beninteso, ma di qui a dire che il Demonio è lo sfruttamento minorile… Ma tant’è! Si va avanti a suon di baggianate di questo genere. Il Demonio è un essere personale, non un’ideologia o un sistema economico! Il Demonio è il nemico di Cristo (e dell’uomo), è il principe della menzogna, è l’antitesi della verità, il seduttore che conduce alla perdizione. Ma lo devo dire io, un povero laico?! I preti (la stragrande maggioranza) ne tacciono. Col risultato analogo al precedente (alla faccia delle politiche di marketing). La gente dice: «Il Demonio non esiste?! Ergo, faccia io quello che faccia, sono sempre con Cristo! Ergo; posso fare quello che mi pare, tanto sono sempre con Cristo e fuori pericolo!». Ergo ci si dà al peccato; si smette di andare in Chiesa…! Sillogistico! Non fa una grinza. Se il Demonio non esiste, io sono sempre giocoforza fra le braccia di Cristo! Ergo, posso tradire mia moglie e non essere fra le braccia del Demonio (eh sì! Non esiste!); posso abortire e non essere fra le braccia del Demonio (eh sì! Non esiste!); posso financo commettere uno stupro non essere fra le braccia del Demonio (eh sì! Non esiste!); posso non andare in Chiesa, tanto il Demonio non esiste! Non fa una grinza. Non farebbe una grinza! Perché in realtà, evidentemente, la premessa di fondo è sbagliata. Il Demonio esiste! Ma tacendo questa verità la gente è portata a ragionare così. E non la si può biasimare. Ergo; tantissime persone si perdono nella dimensione del peccato e le Chiese sono vuote! Pessimo marketing; pessimo servizio alla Dottrina della Fede.+

Il Giudizio divino

Altro tema connesso è quello del Giudizio divino. La Scrittura ne parla chiaramente, dicendoci che «Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra» (Mt 25, 31 – 33) . Saremo tutti giudicati, insomma. Ad alcuni verrà detto: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo» (Mt 25, 34). Ad altri: «Via, lontano da Me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli» (Mt 25, 41). «E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna» (Mt, 25, 46). Chiarissimo, dunque. Eppure, ancora una volta, quasi non fosse vero tutto questo, quasi non fosse un tema essenziale della Dottrina della Fede, quasi non fosse una realtà con la quale ognuno di noi, prima o poi, avrà a che fare, i preti (ossia: la maggioranza di essi) non ne parlano. La gente non pensa più al Giudizio divino; non lo teme; dà ingenuamente per scontato che tutto vada a finir bene e non sente più l’esigenza di starsene lontana dalla dimensione del peccato; di pregare; di accostarsi frequentemente ai Sacramenti. Ergo, ancora una volta, anime a rischio e Chiese vuote. Pessimo marketing, pessimo servizio alla Dottrina della fede.

Il peccato

Infine, l’ultimo tema, l’ultimo tabù. Connesso eccome, evidentemente, a tutti gli altri. Son tutti temi interconnessi e che hanno come minimo comun denominatore l’idiosincrasia dei preti (moderni e modernisti). E’ il peccato. E’ quella realtà che devia la vita spirituale, che conduce lontano dalla vita della Grazia e dell’amicizia con Dio. Anch’esso si scontra con questa strategia di marketing. Anch’esso, come tema della Dottrina della fede, è stuprato, snaturato da frasi (pretesche) del tipo: «Dio perdona tutto! Dio perdona sempre!», già commentate prima relativamente al peccato contro lo Spirito Santo; alla non automaticità del perdono; alla necessità del pentimento reale e della Confessione Sacramentale. Eh sì! La gente si sente dire: «Dio perdona tutto! Dio perdona sempre!» e ragiona così: «E allora pecco, tanto… son debolezze. Tanto Dio perdona tutto! Dio perdona sempre!». Eh certo, come no! In automatico! Prescindendo dalla contrizione, dall’Assoluzione! Così, la gente non va più nemmeno in Chiesa (dai preti), tanto… Dio perdona tutto! Dio perdona sempre! Quindi perdona anche il non andare in Chiesa. Ariecco le Chiese le vuote!Pessimo marketing, pessimo servizio alla Dottrina della Fede!

Da La voce cattolica (Mensile del Circolo Ragionar cattolico) edizione n° 14 di febbraio 2012 - riproduzione riservata  (richiedere autorizzazione a segretario@ragionarcattolico.it)

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