domenica 14 ottobre 2012

POLEMIZZARE ANCORA CON CASTELLUCCI?! NO, GRAZIE! PREFERISCO RICORDARE IL CATTOLICO TOLKIEN, CHE ALLA MESSA RIFORMATA CONTINUAVA A RISPONDERE IN LATINO ALLE INVOCAZIONI (AD ALTA VOCE)

 di Alessandro Stucchi

Qualcuno si aspetterà, in questo periodo, che le riviste cattoliche cosiddette "tradizionaliste" non trovino di meglio da fare che ingegnarsi su come insultare nel modo più fantasioso possibile il regista Romeo Castellucci, autore dello "spettacolo" (purtroppo, non mi viene in mente altro termine per indicare la vergognosa blasfemia, perciò mi limito alle ironiche virgolette) andato in scena anche a Milano. Ovviamente, il sottoscritto non l'ha lasciata passare e, materialmente o spiritualmente che sia, in qualche modo si è unito alla protesta. Trova allo stesso tempo inutile proseguire imperterrito su questo versante, ritenendo che in tal modo contribuirebbe ad offrire alla stampa complice della società laicista ulteriore materiale per screditare i pochi cattolici rimasti in Italia. Anche se in ritardo di un mese, perciò, ritengo che si faccia meglio ad esprimere nel migliore dei modi gli auguri di compleanno a John Ronald Reuel Tolkien, nel centoventesimo anniversario della sua nascita (3 gennaio 1892 – 3 gennaio 2012). L’autore di opere che fanno da capostipiti al genere fantasy moderno (o high fantasy), come appunto Lo hobbit o Il signore degli anelli, nacque a Bloemfontein, in Sudafrica, e rimase presto orfano di entrambi i genitori. Tornato nel Regno Unito, compì gli studi nella città universitaria di Oxford, dove rimase per la maggior parte della sua vita. Proprio ad Oxford possiamo cercare molti degli elementi che lo ispirarono, e che, per i tolkieniani più ferventi, sono facilmente ritrovabili all’interno dei suoi scritti. Per un esempio qualunque, il giovanotto che gli curava il giardino è quasi sicuramente la fonte di ispirazione per Samvise Gamgee, il giardiniere di casa Baggins. John, padre di quattro figli, si ritrovò a combattere al fronte di entrambi i conflitti mondiali; è ricordata, in particolare, la sua partecipazione alla battaglia della Somme, nel 1916. In nessuna occasione venne mai a mancare la sua profonda fede cattolica, che lo accompagnava sin dalla prima infanzia: in questo senso, fondamentale fu il ruolo della madre, passata dall’anglicanesimo al cattolicesimo, e del reverendo padre Francis Morgan, sacerdote oratoriano, che accompagnò la famiglia nel percorso della conversione, fu padre spirituale di John e del fratello durante l’adolescenza, e che alla morte lasciò ad entrambi una consistente eredità. Sempre grande fu, nel corso della sua vita, la devozione alla Madonna e al santo Rosario, che recitava regolarmente anche in trincea, per trovare il coraggio con cui andare avanti. Non a caso, la figura della regina elfica Galadriel, la “dama dei boschi”, è rappresentata in modo molto simile alla Vergine. Disse di lui, a tal proposito, il suo grande amico C.S. Lewis, autore fra l’altro de Le cronache di Narnia: «mi era stato detto che non avrei dovuto fidarmi né di un papista, né di un filologo; ebbene, Tolkien era entrambi». Filologo, glottoleta, linguista, massimo studioso di letteratura medievale inglese, competente non solo in greco e latino ma anche in gotico e finnico antico, grande esperto di mitologia nordica e padre di quattro figli, Tolkien si spense serenamente a Bournemouth, dove si era ritirato per stare a maggior contatto con l’ambiente naturale che tanto amava, il 2 settembre 1973. Si fece seppellire accanto alla moglie Edith, e sulla loro lapide fece incidere i nomi degli innamorati Beren e Luthien, protagonisti della sua romantica opera Il Silmarillion. John Ronald Reuel Tolkien è il mio scrittore preferito non solo per il suo stile e per la sua sconfinata fantasia, ma anche per l’uomo che fu e che si mantenne tale per tutto il corso della sua vita; un modello di cui tener presente e da cui prendere esempio, noi cattolici nel mondo laicista, quanto lui fu cattolico nel mondo anglicano. Un motivo in più per ammirarlo! Non condivise la riforma liturgica del Concilio Vaticano II e, anche recandosi alla Messa di Paolo VI, continuò sempre imperterrito a rispondere ad alta voce in latino alle invocazioni, tra lo stupore degli altri fedeli e del nipotino che lo accompagnava, imbarazzato per il fatto che tutti si voltassero in direzione sua e del nonno John.

Da La voce cattolica (Mensile del Circolo Ragionar cattolico) edizione n° 14 di febbraio 2012 - riproduzione riservata  (richiedere autorizzazione a segretario@ragionarcattolico.it)

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