Cari fratelli, non passa Quaresima che la mia attenzione non ricada, con sempre nuova meraviglia, su alcune pagine del libro del profeta Isaia: nella fattispecie sto parlando del capitolo 53, laddove si profetizza con impressionante precisione la Passione di Cristo. Altra prova, se ci pensate, del fatto che la Sacra Scrittura è Parola di Dio: come poteva un uomo (Isaia) nato 700 anni prima di Cristo descrivere con tale precisione gli ultimi momenti della vita di Gesù?! Impossibile! Ergo: Colui che ha parlato per mezzo dei profeti è proprio lo Spirito Santo, Dio stesso quindi, essendo inconcepibile una tale precisione a cotanta distanza temporale. Fatta questa premessa (utile da ripetersi anche ai miscredenti) vorrei però scendere nel merito e condividere con voi alcune riflessioni che la lettura profetica mi ha portato a fare. Il Profeta inizia così: “Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. (Is. 53, 2-3). Orbene il mondo moderno (ma forse anche quello dei tempi di Gesù) non ragiona così. Guardiamo la società odierna: è tutto un pubblicizzare cure dimagranti, ritocchi estetici, terapie del benessere, creme, oli e via dicendo, tutto al fine di apparire belli, in forma: ciò che conta è l’apparenza, la bellezza, il fascino! Lui non è così. Il Verbo incarnato, il Figlio di Dio, il Dio fatto uomo non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non ha splendore per poter provare in lui diletto. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, Egli ha lasciato inchiodare sulla croce il suo corpo squarciato, provato dalla tortura e dal dolore acuto. Non ha quindi fascino, non ha bellezza, nulla in Lui ad uno sguardo approssimativo può suscitare attrazione. Quest’uomo dal corpo dilaniato (che è Dio) si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e non lo abbiamo capito (o vogliamo non capire) e lo abbiamo giudicato castigato, percosso da Dio e umiliato (Is. 53, 4). Ma questo è quello che Isaia chiama il castigo che ci dà salvezza, poiché eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. (Is. 53, 6-7). Ebbene: questo agnello condotto al macello, questa pecora muta di fronte ai suoi tosatori, quest’uomo dei dolori che ben conosce il patire, questo disprezzato e reietto dagli uomini, giudicato come un castigato, percosso da Dio e umiliato, che non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, proprio questo Cristo di Dio si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca. E’ morto in croce perché scandalo pubblico per la mentalità giudaica: bestemmiatore! Oggi quello stesso Verbo incarnato che tanto ha patito anche per la nostra redenzione come è considerato?! La sua passione, la sua morte per noi, il suo amore smisurato sino alla follia della croce che effetto fanno?! In altre parole: la gente chi dice che io sia? (Lc 9, 18). E’ ancora oggi questa la domanda, la cui risposta è fondamentale per l’esistenza! Quante persone oggi, anche fra coloro che si professano cattoliche, risponderebbero come Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente!»? Sappiamo riconoscere e far riconoscere agli altri in questo uomo che non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi il Figlio di Dio?! Oppure anche noi ci aspettiamo un Messia glorioso, di bell’aspetto, che piace alla gente e che non faccia la fine ingloriosa della croce?! Eh sì, anche oggi, come allora, in tanti di noi quella santa croce desta scandalo e la mentalità giudaica dell’epoca fatica ancora a morire.
Da La voce cattolica (Mensile del Circolo Ragionar cattolico) edizione n° 16 di aprile 2012 - riproduzione riservata (richiedere autorizzazione a segretario@ragionarcattolico.it)
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