domenica 14 ottobre 2012

VENERDI' SANTO. GESU’ CRISTO NON HA APPARENZA NE’ BELLEZZA, È DISPREZZATO E REIETTO, MA È IL SOLO SALVATORE DEL MONDO, IL CUI CASTIGO CI DÁ SALVEZZA

di Diego Vanni

Cari fratelli, non passa Quaresima che la mia attenzione non ricada, con sempre nuova meraviglia, su alcune pagine del libro del profeta Isaia: nella fattispecie sto parlando del capitolo 53, laddove si profetizza con impressionante precisione la Passione di Cristo. Altra prova, se ci pensate, del fatto che la Sacra Scrittura è Parola di Dio: come poteva un uomo (Isaia) nato 700 anni prima di Cristo descrivere con tale precisione gli ultimi momenti della vita di Gesù?!  Impossibile! Ergo: Colui che ha parlato per mezzo dei profeti è proprio lo Spirito Santo, Dio stesso quindi, essendo inconcepibile una tale precisione a cotanta distanza temporale. Fatta questa premessa (utile da ripetersi anche ai miscredenti) vorrei però scendere nel merito e condividere con voi alcune riflessioni che la lettura profetica mi ha portato a fare. Il Profeta inizia così: “Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. (Is. 53, 2-3). Orbene il mondo moderno (ma forse anche quello dei tempi di Gesù) non ragiona così. Guardiamo la società odierna: è tutto un pubblicizzare cure dimagranti, ritocchi estetici, terapie del benessere, creme, oli e via dicendo, tutto al fine di apparire belli, in forma: ciò che conta è l’apparenza, la bellezza, il fascino! Lui non è così. Il Verbo incarnato, il Figlio di Dio, il Dio fatto uomo non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non ha splendore per poter provare in lui diletto. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, Egli ha lasciato inchiodare sulla croce il suo corpo squarciato, provato dalla tortura e dal dolore acuto. Non ha quindi fascino, non ha bellezza, nulla in Lui ad uno sguardo approssimativo può suscitare attrazione. Quest’uomo dal corpo dilaniato (che è Dio) si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e non lo abbiamo capito (o vogliamo non capire) e lo abbiamo giudicato castigato, percosso da Dio e umiliato (Is. 53, 4). Ma questo è quello che Isaia chiama il castigo che ci dà salvezza, poiché eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. (Is. 53, 6-7). Ebbene: questo agnello condotto al macello, questa pecora muta di fronte ai suoi tosatori, quest’uomo dei dolori che ben conosce il patire, questo disprezzato e reietto dagli uomini, giudicato come un castigato, percosso da Dio e umiliato, che non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, proprio questo Cristo di Dio si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca. E’ morto in croce perché scandalo pubblico per la mentalità giudaica: bestemmiatore! Oggi quello stesso Verbo incarnato che tanto ha patito anche per la nostra redenzione come è considerato?! La sua passione, la sua morte per noi, il suo amore smisurato sino alla follia della croce che effetto fanno?! In altre parole: la gente chi dice che io sia? (Lc 9, 18). E’ ancora oggi questa la domanda, la cui risposta è fondamentale per l’esistenza! Quante persone oggi, anche fra coloro che si professano cattoliche, risponderebbero come Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente!»? Sappiamo riconoscere e far riconoscere agli altri in questo uomo che non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi il Figlio di Dio?! Oppure anche noi ci aspettiamo un Messia glorioso, di bell’aspetto, che piace alla gente e che non faccia la fine ingloriosa della croce?! Eh sì, anche oggi, come allora, in tanti di noi quella santa croce desta scandalo e la mentalità giudaica dell’epoca fatica ancora a morire.

Da La voce cattolica (Mensile del Circolo Ragionar cattolico) edizione n° 16 di aprile 2012 - riproduzione riservata  (richiedere autorizzazione a segretario@ragionarcattolico.it)




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